Simone Repele e Sasha Riva in “L’uccello di fuoco” per la coreografia di Marco Goecke

Proseguono i reportage tratti dal Gala Internazionale di danza, “Eleonora Abbagnato con le stelle Italiane nel mondo”, a cura di Daniele Cipriani, svoltisi a Spoleto nel Giugno 2019.

Nel Febbraio 1909, Sergey Pavlovich Diaghilev (1872 – 1929) ebbe l’occasione di sentire due brevi, ma brillanti lavori per orchestra del giovane Igor Stravinskij (1882 – 1971), ad un concerto a Sanpietroburgo.

Impressionato dal promettente compositore, Diaghilev, geniale impresario dei Ballets Russes, gli commissionò alcuni arrangiamenti per la sua stagione estiva a Parigi.

Per la stagione del 1910, chiese una nuova partitura musicale per un balletto completo, l’Uccello di Fuoco. Diaghilev era un grande talent scout e un visionario che cercava di promuovere la collaborazione tra le arti. Fondò i Ballets Russes nel 1909, raggruppando una mirabile collezione di talenti da Picasso a Debussy e Cocteau.

La coreografia venne affidata a Michel Fokine (1880 – 1942), di origine russa, autore del libretto tratto da una fiaba russa.

Il giovane principe Ivan si trova nel terribile regno dell’orco Kashchei, l’immortale entità del male puro, che imprigiona le donne e trasforma gli uomini in pietra. Senza rendersi conto del pericolo, Ivan incontra un bellissimo Uccello di Fuoco mentre vaga nel giardino incantato di Kashchei. Colpito dalla bellezza dell’Uccello, gli ruba una penna e scappa.
Incontra 13 donzelle, e lui si innamora passionalmente di una di loro. La mattina, quando le donzelle imprigionate da Kashchei sono costrette dalla magia dell’orco a tornare al suo castello, Ivan le segue.
Viene catturato dai servi mostruosi di Kashchei, e sta per essere trasformato in pietra. Brandisce la penna magica che richiama l’Uccello di Fuoco. Gli racconta il segreto dell’immortalità di Kashchei: la sua anima, a forma di uovo, che tiene in un cofano, deve rimanere intera.
Ivan apre il cofano e spacca l’uovo; il mostro muore, le sue magie si dissolvono, e tutti coloro che aveva catturati sono liberati. La donzella di cui si era innamorato, la principessa Tsarevna, e il principe si sposano.

Fokine aveva iniziato la sua carriera lavorando in un rinnovato stile classico (Les Silfides, La Morte del Cigno). In seguito ha subito l’influenza della “danza libera” della grande danzatrice americana Isadora Duncan (1877 – 1927).
Duncan ricercava un nuovo stile di danza, lontano da quella accademica, dove movimenti liberi e fluidi, ispirati a fenomeni naturali come il mare o il vento, esprimono stati emotivi. Era attratta dagli ideali di bellezza dell’antica Grecia e ballava a piedi nudi, con i capelli fluenti, vestita con una tunica come quella che si vede dipinta sui vasi greci.
Con l’Uccello di Fuoco emerge uno stile nuovo, libero dal classicismo, libero nel movimento, nell’uso del palcoscenico, nella durata (più breve rispetto a quella dei grandi balletti classici).

Fokine rifiutava la simmetria formale del balletto classico, perché la trovava deleteria al dramma; usava gruppi meno rigidi e artificiali, più vicini alla realtà e più naturali che si trasformano: da artificio ornamentale diventano un potente forza drammatica.
Lo stile vigoroso e i passi atletici, prese dalle danze folcloristiche russe, sono stati incorporati in tutta la coreografia, un’altra innovazione rispetto ai balletti dell’ottocento, in cui erano relegati alle parti “di carattere”, a se stanti.

La partitura musicale è frutto di un rapporto di stretta collaborazione tra Fokine e Stravinskij, stilato dopo lunghe e dettagliate discussioni.

Sin dalla prima rappresentazione nell’estate del 1910, l’Uccello di Fuoco è stato uno strepitoso successo, rendendo immediatamente famoso Stravinskij, riconosciuto come uno dei più grandi compositori per il balletto.

Nel 20° secolo la musica è diventata via via più importante nei balletti, raggiungendo la stessa importanza della coreografia, mentre nel 19° secolo era poco più che un abbellimento e un sopporto ritmico al movimento. L’Uccello di Fuoco ha aperto la strada verso questo rinnovamento.

Le coreografie magnifiche (ed è anche poco) come L’Uccello di Fuoco di Marco Goecke, tra i più apprezzati sulla scena internazionale, hanno dato lustro a Sasha Riva e Simone Repele, i meravigliosi artisti del Ballet du Grand Théâtre de Geneve.
Eccoli insieme in queste bellissime immagini con alcuni estratti dalle loro intense esibizioni.

LF Magazine

Foto: Massimo Danza