Hugo Marchand in “A Suite of Dances”.

In occasione di “Duets and Solos” a cura di Daniele Cipriani, all’interno del Ravenna Festival 2020, Hugo Marchand, étoile dell’Opéra di Parigi, ha eseguito una coreografia molto impegnativa dal punto di vista fisico.

Hugo Marchand, ha danzato sulle note di A Suites of Dances, un balletto del grande coreografo Jerome Robbins, creato per Mikhail Baryshnikov, in occasione di “Duets and Solos” a cura di Daniele Cipriani. Quattro assoli, bellissimi, legati dalla musica di Bach, superba, in questa occasione, eseguita al violoncello da Mario Brunello.

Una sfida, per il ballerino francese, perché si tratta di una coreografia molto impegnativa fisicamente. Con Mario Brunello, Marchand ha trovato quell’intesa artistica che ha voluto condividere con il pubblico italiano. Felice, commosso, emozionato di ritrovare la scena proprio in Italia, davanti a spettatori che ama, per il calore e la passione che sempre gli manifestano.

Un metro e 92 di altezza – atipica per il balletto – e un fisico scultoreo, protagonista di un videoclip del profumo K by Dolce & Gabbana, Marchand, vive nella propria epoca, evolve con essa e, da ballerino, non resta aggrappato a ciò che la danza è stata in passato.

Danzatore classico e allo stesso tempo contemporaneo, possiede la peculiarità di esprimersi in più stili, e in modi diversi, non solo con la danza, sul palcoscenico dell’Opéra, ma attraverso altre forme artistiche. È anche un modo di mettere in risalto il suo teatro, il sogno di bambino, diventato realtà, portando la sua arte ad un pubblico che non ha l’abitudine o la possibilità di frequentarla in teatro.

Le Suite per violoncello solo di Johann Sebastian Bach sono conosciute per essere fra le più note e le più virtuosistiche opere mai scritte per violoncello, e si ritiene generalmente che sia stato Pau Casals a dare loro fama.

Assistere all’esecuzione delle Suites per violoncello solo di Bach provoca sempre stupore, ammirazione, smarrimento, quasi sgomento: come è possibile concentrare in un solo strumento, che fino a Bach era estraneo al concetto stesso di solismo, una tale qualità e varietà di invenzione, di gioco, di poesia e al tempo stesso di infallibile razionalità?


Riconducibili agli anni di Köthen (1717-1723), quindi al servizio di Bach come Kappelmeister del principe Leopoldi di Anhalt, si ritiene che siano state composte per uno degli ottimi strumentisti di quella cappella di corte, il violoncellista (o violista da gamba) Christian Bernhard Linigke.
Ciò che accomuna le sei Suites, orientate all’organizzazione di movimenti di danza propri della suite per strumenti a tastiera, è l’aggiunta ai quattro tempi fondamentali di rito (Allemanda, Corrente, Sarabanda e Giga) di un esteso e caratterizzante, quindi ogni volta diverso nello stile, Preludio all’inizio e di una coppia di danze (rispettivamente, in quest’ordine, Minuetto I e II nella prima e seconda Suite, Bourrée I e II nella terza e quarta, Gavotta I e II nella quinta e sesta: sempre con da capo, ossia con ripetizione della prima) tra la Sarabanda e la Giga. Risultato: una costruzione in due grandi sezioni, tra loro speculari, di tre pezzi ciascuna, con al centro il tempo lento della Sarabanda, momento di massima concentrazione espressiva della Suite.

Oggi le suites costituiscono una delle più grandi opere per violoncello e, dopo il recupero da parte di Casals, quasi ogni violoncellista aspira a suonarle nel miglior modo possibile, notissimi violoncellisti come Mstislav Rostropovich, Emanuel Feuermann, Pierre Fournier, Jacqueline du Pré, Paul Tortelier, André Navarra, Yo-Yo Ma, Gregor Piatigorsky, Mischa Maisky, János Starker, Anner Bijlsma, Heinrich Schiff, Pieter Wispelwey e Mario Brunello ne hanno registrato esecuzioni. Yo-Yo Ma vinse il Best Instrumental Soloist Grammy Award nel 1985 per il suo album “Six Unaccompanied Cello Suites” mentre Mischa Maisky ha venduto più di 300.000 copie della sua registrazione delle suites, molto al di sopra delle vendite medie della musica classica. Celeberrima fu l’esecuzione improvvisata durante la caduta del Muro di Berlino di Mstislav Rostropovich che fece il giro del mondo di tutte le televisioni. Non mancano nemmeno esecuzioni in luoghi suggestivi come l’esecuzione delle suites fatta da Mario Brunello sul Monte Fuji nel 2007, per – secondo Brunello – avvicinarsi di più all’assoluto e alla perfezione. Parti delle suites inoltre furono suonate da Yo-Yo Ma per il funerale del senatore statunitense Edward Kennedy e nel Settembre 2002 durante l’anniversario degli attentati dell’11 Settembre 2001.


Passione per la carriera artistica e sobrietà nella vita privata: Hugo Marchand porta con stile (squisitamente francese) il titolo di étoile dell’Opéra di Parigi. Per la danza è amore folgorante, sin da bambino, a Nantes: le prime lezioni a 9 anni, l’ammissione all’École dell’Opéra di Parigi a 13, a 17 l’ingresso in compagnia, a 23 la nomina a étoile. Il mondo là fuori, per l’élite del balletto protetta dalla dorata maison, è tutto da scoprire e il giovane Hugo lo esplora con curiosità, vivace ma sempre discreta. Oggi, a 26 anni, affronta con potenza gentile la carriera di ballerino fuoriclasse e la vita di giovane uomo. Anche di questi tempi, complessi e difficili per l’umanità, tanto più imprevedibili per gli artisti del balletto. Dopo una pausa forzata di oltre quattro mesi, il ballerino ha raccontato la felicità di tornare in scena, dal vivo, nello spettacolo Duets and Solos a cura di Daniele Cipriani, al Ravenna Festival.

(performed by permissions of The Robbins Trust)
LF Magazine
Foto: Massimo Danza