Elisa Badenes e Friedemann Vogel in “Legende”.

I due danzatori si sono esibiti in questo balletto che ha rivoluzionato la storia della danza, tutt’oggi di grande modernità ed effetto.

Non sbaglia un colpo, Daniele Cipriani, noto impresario della danza, uno dei pochi in grado di proporre al pubblico spettacoli di altissimo livello, nonostante le difficoltà italiane. E’ il caso di Les Étoiles, gala-evento che coinvolge i più grandi esponenti della danza mondiale, degno di città come Londra, Parigi, New York. Giunto ormai alla nona edizione. Un programma ampio che ha incluso anche l’esibizione di Elisa Badenes Friedmann Vogel, davvero affiatati, in Legendeopera del coreografo John Cranko.

Creazione musicale di straordinaria bellezza, ha appassionato generazioni di amanti del balletto classico e tutti gli artisti che ad esso si sono ispirati per raggiungere nuove frontiere interpretative. Questo balletto ha rivoluzionato la storia della danza, tutt’oggi di grande modernità ed effetto, che vede protagonisti il principe Sigfried e il Cigno Bianco, Odette, rivisitati in chiave personalissima e ancor più onirica e surreale da Cranko. L’immagine dei due protagonisti del Lago originale viene qui restituita da uno specchio multiriflettente, risultando molto coinvolgente, con quegli scatti improvvisi, quasi felini, e i profondi pliés, come animali che si acquattano in attesa della preda.

Cranko ha affrontato il lavoro come fosse una leggenda gotica. Ha conservato parte dell’originale nel secondo atto ma il resto è completamente nuovo, cercando di sviluppare il personaggio del principe Sigfrido come un tragico eroe romantico. Balla moltissimo nel primo atto, dove è visto come un giovane spensierato. Nel secondo atto, dove incontra la regina dei cigni Odette, trova l’amore e prende un nuovo impegno personale. Tradita da Odile, l’Odettesurrogate, figlia di un mago che tiene in schiavitù le fanciulle cigno, rifiuta Odette e nell’atto finale paga il prezzo della sua follia e muore. È una visione convincente della leggenda del “Lago dei cigni”, ed è quella che effettivamente pone la giusta enfasi su Sigfrido piuttosto che su Odette-Odile. Questo è probabilmente il modo corretto per guardare in modo nuovo il “Lago dei cigni”.

La coreografia di Legende è molto gradevole, eccezionalmente fluente. Ha rifiutato le interpolazioni orchestrate che facevano parte della versione standard di Ivanov Petipa, e musicalmente la produzione sembra essere più pura.

Elisa Badenes ha una presenza drammatica ed un senso dello stile splendidi. Balla con una certa consapevolezza del linguaggio e della storia del balletto. Lo trovo ammirevole. Friedemann Vogel è, come deve essere, in questa versione, un ‘attore’ di danza consumato. La sua interpretazione di Siegfried si fonde perfettamente con la sua danza, e l’intera perfomance ha un’aria di tragedia naturale.

Legende racchiude valori molto particolari. È individuale ma emozionante, ed è una produzione che ha dato un contributo indelebile alla storia continua del balletto.

Elisa Badenes è nata a Valencia, in Spagna. Ha frequentato il Conservatorio Profesional de Danza de Valencia. Al Prix de Lausanne nel 2008 ha vinto una borsa di studio per la Royal Ballet School dalla quale si è diplomata un anno dopo. Nella stagione 2009/10 Elisa Badenes è entrata a far parte del Balletto di Stoccarda come apprendista, nel 2010/11 è stata accolta nel Corpo di ballo. È stata promossa a Prima ballerina nel 2013/14.

Il suo repertorio comprende una vasta gamma di ruoli principali e solisti tra cui Odette / Odile in Il lago dei cigni (John Cranko), Giselle (Giselle dopo Jean Coralli, Jules Perrot, Marius Petipa), Giulietta in Romeo e Giulietta , Tatiana in Onegin e Katharina in The Taming of the Shrew (tutti John Cranko), Lise in La fille mal gardée (Frederick Ashton), Kitri in Don Quixote (Maximiliano Guerra e Petipa), Aurora in The Sleeping Beauty (Marcia Haydée), Desdemona in Othello e Stella in A Tram chiamato Desire (entrambi di John Neumeier) ed Effi a La Sylphide(Peter Schaufuss dopo August Bournonville). Inoltre, ha ballato ruoli da solista in balletti di Jerome Robbins, George Balanchine, Kenneth MacMillan, Hans van Manen, Jiří Kylián, William Forsythe, Jorma Elo e Edward Clug. Coreografi come Sidi Larbi Cherkaoui, Wayne McGregor, Mauro Bigonzetti, Christian Spuck, Marco Goecke, Demis Volpi e Louis Stiens hanno creato dei ruoli appositamente per lei. Nel 2016 Demis Volpi ha creato per lei il ruolo della protagonista nella sua Salomè .

Elisa Badenes ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi tra cui la medaglia d’oro dello Youth American Grand Prix, l’Audience Choice Award della Erik Bruhn Competition a Toronto nel 2011 e il German Dance Prize Future nel 2015. In Dance Europe’s Critics ‘Choice 2020 è stata nominato nella categoria “Outstanding Performance by a Female Dancer”.

Friedemann Vogel (nato il 1 Agosto 1979) è un ballerino tedesco che si esibisce con lo Stuttgart Ballet come primo ballerino e come artista ospite frequente presso le maggiori compagnie di balletto di tutto il mondo, tra cui il Balletto del Teatro alla Scala di Milano e il Balletto Bolshoi di Mosca. Ha ricevuto diversi prestigiosi premi di danza tra cui il Prix ​​de Lausanne (1997), Prix de Luxembourg (1997), Eurocity Competition in Italy, USA International Ballet Competition (1998) e Erik Bruhn Prize (2002). Nel Settembre 2015 gli è stato conferito il titolo nazionale Kammertänzer il più alto onore in Germania che può essere conferito a un ballerino. L’anno successivo, nel 2016, è stato insignito del “Prix Maya” per “Outstanding Dancer” insieme ad Aurélie Dupont e Diana Vishneva. Nel 2019 è stato eletto “Ballerino dell’anno” dalla prestigiosa rivista di settore TANZ, rendendolo l’unico ballerino maschio al mondo a ricevere questo riconoscimento più di una volta. Nel 2020, è insignito del premio “Outstanding Performer” dal prestigioso German Dance Prize per la sua lunga e illustre carriera internazionale e come interprete di danza unico, con la sua combinazione di intense rappresentazioni emotive e tecnica eccellente.

John Cranko, nato a Rustenburg, in Sudafrica, nel 1927, studiò danza presso l’Università di Cape Town, dove creò la sua prima coreografia: una suite da L’Histoire du Soldat di Stravinskij (1942).
Nel 1946 si trasferì a Londra per continuare i suoi studi e, dopo poco tempo, entrò a far parte del Sadler’s Wells Ballet (poi Royal Ballet).
A 22 anni il grande Balanchine gli commissiona una coreografia per il New York City Ballet (The Witch). Iniziò così la sua collaborazione con la compagnia newyorkese, per la quale creò numerose coreografie e balletti.
Il suo primo balletto completo (The Prince of Pagodas) andò in scena nel 1957, al Royal Ballet di Londra, dopo che nel 1955 aveva coreografato La Belle Hélène di Offenbach all’Opèra di Parigi.
Nel 1958, su invito della Scala di Milano in tournée a Venezia, Cranko creò la sua versione di Romeo e Giulietta, che venne affidata alla giovanissima Carla Fracci e a Mario Pistoni.
Questa fu la prima versione occidentale del celebre balletto e rimase negli annali della storia del balletto moderno. Questa versione richiedeva ai ballerini la capacità di essere anche dei buoni attori, di trovare una loro libertà e creatività nell’interpretazione andando oltre la disciplina accademica. Particolarità, questa, che si ritrova in tutti i grandi balletti creati da Cranko.
Nel 1961 lasciò il Royal Ballet per passare alla direzione dello Stuttgart Ballett, dove operò quello che fu definito “il miracolo Balletto di Stoccarda”: riuscì cioè a formare quella Compagnia di ballo ai massimi livelli, grazie anche alla presenza di due interpreti eccezionali come Marcia Haydée e Richard Cragun.
Cranko fu anche alla testa dell’Opera di Monaco dal 1968 al 1971, influenzando notevolmente il balletto tedesco. Suoi illustri allievi furono infatti Jiri Kylian e John Neumeier, e sulle sue orme si mosse anche Kenneth MacMillan.
Degli anni Sessanta sono autentici capolavori come Onegin (1965), il balletto dell’amore impossibile, e La bisbetica domata (1969), che presentano un profondo scavo psicologico nei personaggi.
Ricordiamo poi Il lago dei cigni (1963), L’uccello di fuoco (1964), Lo schiaccianoci (1966), solo per citarne alcuni.

John Cranko morì a 45 anni al culmine della fama. Sull’aereo che lo portava da Filadelfia in Germania, il 26 Giugno ‘73, ingerì una pillola per dormire e cadde in un coma allergico. Il pilota scelse di atterrare a Dublino, sulla pista era pronta l’ambulanza ma non ci fu nulla da fare. Nato in Sud Africa il giorno di Ferragosto del ‘27, Cranko si trasferì giovanissimo a Londra, lavorò per il Royal Ballet e collaborò con Benjamin Britten. Dal ‘61 fino alla morte ha diretto lo Stuttgart Ballet.

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Foto: Massimo Danza