LA “COPPELIA” DI AMEDEO AMODIO: SOGNANDO HOLLYWOOD

E’ andata in scena al Teatro Nuovo Giovanni da Udine la attesissima prima di “Coppélia” di Amedeo Amodio: un grande successo di pubblico per un gioiello del balletto italiano riproposto con gli allestimenti originali dalla produzione Daniele Cipriani Entertainment.

Al Teatro Nuovo Giovanni da Udine è andata in scena con grande successo di pubblico la attesissima prima di “Coppélia” con la regia e le coreografie di Amedeo Amodio, riproposta con gli allestimenti originali dalla produzione Daniele Cipriani Entertainment che ne ha curato il recupero ed il restauro. L’assistenza alla coreografia è di Stefania Di Cosmo, le scene sono di Emanuele Luzzati e Luca Antonucci, i costumi di Luisa Spinatelli, le luci di Marco Policastro, le musiche di Léo Delibes e Giuseppe Calì.

Ad interpretare l’opera, nata nel 1995 per l’Aterballetto, il corpo di ballo ed i solisti della Daniele Cipriani Entertainment assieme ai primi ballerini Anbeta Toromani ed Alessandro Macario.

La storia si ispira al racconto di E.T.A. Hoffmann, “L’uomo della sabbia”, mentre l’azione si svolge interamente su un grande set cinematografico e si sviluppa durante le immaginarie riprese di un film, sotto la direzione dell’ambiguo regista Coppelius il quale, nel suggestivo prologo a sipario chiuso, appare da solo mentre assiste a quella che poi sarà la scena finale del “film”: la caduta nel vuoto di Nataniele, magistralmente rievocativa delle atmosfere di “Vertigo” di Hitchcock. Sin dal principio viene quindi a crearsi una sottile tensione nello spettatore, un fatale presagio la cui ombra seguirà l’intera opera.

Si apre il sipario ed inizia lo spettacolo. Coppelius mostra a Nataniele le sequenze del film, ed egli vi entra come Alice nello specchio, attraversando frammenti di scene che lo spettatore ricomporrà immaginativamente solo alla fine, in un quadro acceso ed inquietante.

Come in Hitchcock, anche qui il cinema è occhio-schermo, uno sguardo che spia, con frequenti riferimenti all’atto del “vedere”, agli occhi, ed ai dispositivi che ne intensificano il potere: macchine fotografiche, proiezioni su di un grande schermo in tempo reale di ciò che appare in scena.

Nataniele è un giovane ossessionato dagli occhi, la conseguenza del terrore inculcatogli nell’infanzia dalla madre la quale, per convincerlo ad addormentarsi, gli raccontava dell’uomo della sabbia, un orco che accecava i bambini riottosi al sonno.

Fidanzato con Clara, Nataniele si innamora di Olimpia, ipnotizzato dal suo sguardo che incrocerà per brevi istanti grazie alla regia di Coppelius: in realtà Olimpia è un automa creato dal regista il quale, tramite la bambola, esercita su Nataniele un misterioso potere.

Clara, in preda alla gelosia, si infiltrerà nel laboratorio di Coppelius, riuscirà a scoprire la reale natura di Olimpia e ne assumerà le sembianze, ammaliando a sua volta Coppelius e finendo col riconquistare l’amato.

Ma il giogo di Coppelius su Nataniele non è finito ed il mago-regista utilizzerà proprio il richiamo della ossessione del giovane per indurlo a gettarsi da una torre.

La storia prende il volo sulle fantastiche ali del grande cinema holliwoodiano, ricreandone le atmosfere leggendarie degli anni d’oro di Ginger Rogers e Fred Astaire, Gary Cooper e Marlon Brando: lo sfavillante Amodio, con magici pennelli di danza e regia, inserisce nel suo affresco i miti del nostro immaginario collettivo, con l’omaggio ai grandi musical ‘Sette spose per sette fratelli’, ”Bulli e Pupe’, ‘Un americano a Parigi’, introducendo in scena anche tre leggendari personaggi, Charlot Frankenstein e Dracula, emblemi cinematografici ormai consegnati alla storia.

Tutto è pervaso di leggerezza ed umorismo, persino il sotto testo oscuro del racconto, lasciato intatto dal maestro Amodio nel suo spessore sinistro o “perturbante”, termine quest’ultimo utilizzato da Sigmund Freud il quale giudicò Hoffmann, l’autore del racconto originale, il maestro indiscusso del “perturbante” nella letteratura, volendo intendere con questo aggettivo un aspetto della paura che si sviluppa quando qualcosa di familiare viene avvertito allo stesso tempo nella propria estraneità.

Geniale la scena della balera, all’inizio del secondo atto, un kubrickiano, fantastico viaggio di Nataniele nei propri desideri modulato su diversi balli e le rispettive allusive connotazioni: valzer, cha-cha-cha, mambo, tango.

I piani di lettura offerti dalla visionarietà caleidoscopica di Amodio sono molteplici e raffinati, supportati dalle scene immaginifiche di Luzzati/Antonucci, un immenso cielo, un hangar, un vagone ferroviario, mura tappezzate di manifesti d’epoca con figure fantastiche, camere misteriose in cima ad una scala; i meravigliosi costumi di Luisa Antonucci ricreano perfettamente l’ambientazione storica e cinematografica e le luci di Marco Policastro sottolineano sapienti le atmosfere di scena.

Una grande interpretazione del corpo di ballo, drammaturgicamente coeso, frizzante ed atletico, e dei suoi pregevoli solisti, come Giulia Neri (l’inquietante Olimpia), Valerio Polverari un autoironico Frankenstein dalla irresistibile vis comica, Francesco Moro il tenero ed acrobatico Charlot, Ferdinando De Filippo il suggestivo Dracula, ed infine il Coppelius di Umberto De Santis, sofisticato ed ambiguo ma tuttavia simpatico come il molleggiato Celentano. Anbeta Toromani (Clara) incanta per eleganza e poesia, la sua fine arte coreutica arriva sempre dritta al cuore. Alessandro Macario (Nataniele) riempie la scena con la sua grande presenza di danzatore e le intense doti interpretative: in coppia le due stelle fanno scintille, un vero piacere vederli ballare assieme.

Una Coppélia avvincente come un film noir, spumeggiante come un musical, divertente come un varietà, incastonata con quella magia che solo chi conosce profondamente il mezzo teatrale può offrire: un magnifico spettacolo, che appaga artisticamente tutti i palati e non solo gli amanti del grande balletto.

“Coppélia” di Amedeo Amodio sarà ancora in scena a Carpi ( 20 gennaio – Teatro Comunale), Piacenza ( 22 gennaio -Teatro Municipale), Pavia ( 3 febbraio – Teatro Fraschini), Bologna (16 – Teatro Duse), Gorizia (18 febbraio – Teatro Comunale).

Paola Sarto

Foto di Massimo Danza

TERABUST E DEREVIANKO TORNANO AL TEATRO VALLI DI REGGIO EMILIA PER APPLAUDIRE LO SCHIACCIANOCI DI AMODIO/LUZZATI DI CUI FURONO I PROTAGONISTI NEL 1989.

Il 4 gennaio la tournée dello “Schiaccianoci” di Amodio/Luzzati, prodotto da Daniele Cipriani, ha fatto tappa al teatro Romolo Valli di Reggio Emilia, tornando così dopo 28 anni nel luogo dove si svolse la sua prima assoluta, il 6 gennaio del 1989, con i primi ballerini Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko, tornati oggi ad applaudire il nuovo cast.

Una serata straordinaria che ha visto il teatro gremito e come ospiti diverse personalità e tecnici dell’Ater Balletto di ieri e di oggi, danzatori, amici, coreografi, rappresentanti del mondo della danza, dell’arte e della cultura, e poi loro, i due grandi primi ballerini per i quali Amedeo Amodio creò lo spettacolo: Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko. Terminato lo spettacolo, accolto da grande calore ed entusiastici applausi, la Terabust e Derevianko sono andati ad abbracciare il maestro Amodio e a congratularsi con tutto il cast e soprattutto con i primi ballerini di oggi, Anbeta Toromani e Vito Mazzeo: attimi di grande emozione tra chi ha condiviso la stessa importante esperienza artistica, nello stesso luogo ma in momenti temporali diversi, difficile da descrivere ma che forse le immagini di Massimo Danza riescono in parte a restituire.

Allo spettacolo sono seguiti i festeggiamenti in un clima di familiarità ed affetto, e per i più giovani o per chi non ha vissuto gli eventi della danza di quegli anni, vale la pena fare un passo indietro.

Nel gennaio del 1989 un grande spettacolo debuttava per la prima volta al Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia. Erano gli anni d’oro del balletto in Italia, e dunque dell’Ater Balletto, bandiera della danza in Italia, che presentava il suo Schiaccianoci con la regia e le coreografie di Amedeo Amodio e le scene ed i costumi di Emanuele Luzzati. I primi ballerini erano le due stelle Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko.

Abbiamo chiesto a Simonetta Allder, che era presente quella sera in qualità di critico, di raccontarci qualche suo ricordo dello spettacolo.

“La serata fu indimenticabile, una impressione straordinaria, forse paragonabile a quella che ebbero gli italiani quando, appena terminata la guerra, arrivò per la prima volta in Italia il film di animazione “Biancaneve” di Walt Disney, una pellicola di elevato livello tecnico e creativo. Fu un trionfo, uno spettacolo fortemente innovativo per quegli anni ed inoltre non c’erano ancora tutte le rivisitazioni dei balletti classici a cui assistiamo oggi. Vedere lo Schiaccianoci di Amodio/Luzzati fu proprio come entrare in un’opera d’arte vivente, costituita dalla fusione di diverse forme artistiche.”

“Elisabetta Terabust? Una ballerina d’eccezione, sicura e precisa, con spiccate doti di sensibilità ed intuito, una grande artista; Vladimir Derevianko un grandissimo ballerino dalle diverse possibilità interpretative: nelle sue corde nobiltà ma anche carattere, con una fisionomia che si prestava in tal senso, poteva interpretare il giullare ed il principe. Amodio conosceva di entrambi i danzatori tutta la gamma espressiva, sapeva perfettamente come esaltarne le qualità”.

Dopo diverse repliche, lo Schiaccianoci di Amodio rimase uno spettacolo di nicchia, mentre i suoi allestimenti finirono nei depositi di Aterballetto, destinati probabilmente a perdersi se non fosse intervenuto un brillante impresario.

“Quando Daniele Cipriani ha pensato di recuperare quest’opera ne ha compreso la fondamentale importanza, si tratta realmente di un vero gioiello del repertorio italiano del secondo novecento: un’idea assolutamente originale, la sinergia con Emanuele Luzzati, il capire che il balletto poteva fondersi con altre forme d’arte, la recitazione, la danza, i costumi, l’arte della scenografia, l’inserimento delle voci, del teatro delle ombre, un patrimonio culturale ed artistico nella sua visione d’insieme, e non solo per la danza”.

La tournée, iniziata a fine ottobre, si concluderà il 14 gennaio con l’ultima tappa a Ravenna, passando da Pordenone: la nostra viva speranza è che lo Schiaccianoci possa tornare regolarmente a ripetersi sulle scene italiane e non solo, come è giusto che sia per questo patrimonio artistico dell’umanità.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

 

ASHLEY BOUDER E ANDREW VEYETTE: UNA VENTATA BALANCHINE SULLO SCHIACCIANOCI DI AMODIO/LUZZATI.

Il 14 dicembre abbiamo assistito allo “Schiaccianoci” al Teatro Verdi di Trieste, con la regia e le coreografie di Amedeo Amodio, le scene ed i costumi di Emanuele Luzzati e le musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij suonate dal vivo dall’orchestra del Teatro Verdi diretta dal M° Alessandro Ferrari.

Questo emozionante spettacolo, prodotto da Daniele Cipriani Entertainment, sta girando l’Italia con crescente successo e vede avvicendarsi diverse coppie di celebri primi ballerini; ciascuna coppia reca un timbro personale, una coloritura esclusiva, dettagli artistici che impreziosiscono la genialità dell’opera, a beneficio di un pubblico che dimostra di apprezzare la danza.

Dopo Rebecca Bianchi, Anbeta Toromani, Alessio Rezza, Vito Mazzeo, Alessandro Macario, la coppia dei primi ballerini questa volta arriva da oltre oceano: Ashley Bouder ed Andrew Veyette, stelle del New York City Ballet.

Siamo arrivati in questo teatro con la particolare emozione di trovarci nel tempio della lirica che accolse, nella metà del 1800, le numerose repliche del “Nabucco” di Giuseppe Verdi, colonna sonora dei travolgenti ideali risorgimentali di quegli anni.

E dunque, quanto mai consapevoli del fondamentale contributo dell’Arte allo svolgersi della Storia, abbiamo atteso trepidanti, ancora una volta prima dell’inizio di un’opera, l’aprirsi del sipario su uno degli spettacoli più interessanti e coinvolgenti ai quali abbiamo assistito, assai curiosi di vedere l’ ”effetto americano” su quest’opera così italiana nel suo genio creativo.

E non siamo certo rimasti delusi. La fresca ventata Balanchine ci ha regalato l’ebrezza del veleggiare nel mare aperto della danza: la coppia Bouder-Veyette ci ha incantato per la fresca musicalità con cui ha dato vita a Clara e Schiaccianoci; con estro moderno e purezza classica di linee, ci hanno regalato una interpretazione spumeggiante, perfettamente integrati da un italianissimo corpo di ballo, esperto ed elegante con i suoi virtuosi solisti.

Lunghi applausi hanno accolto i ringraziamenti degli artisti a fine spettacolo: la tourneé continuerà ancora fino al 14 gennaio, sarà a Bologna, Firenze, Ancona, Reggio Emilia, Pordenone Ravenna.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

ANBETA TOROMANI E VITO MAZZEO NELLO “SCHIACCIANOCI” DI AMODIO/LUZZATI.

I due primi ballerini sono nel cast di stelle dello “Schiaccianoci” di Amodio/Luzzati, attualmente in tournée in Italia, ed hanno riscosso i lunghi applausi del pubblico al teatro Petruzzelli di Bari.

Il pubblico del Teatro Petruzzelli di Bari ha applaudito calorosamente Anbeta Toromani e Vito Mazzeo nella loro interpretazione di Clara e Schiaccianoci nell’omonimo spettacolo di Amedeo Amodio con le scenografie ed i costumi di Emanuele Luzzati e le memorabili musiche di  Čajkovskij: una produzione in grande scala di Daniele Cipriani Entertainment, attualmente impegnata in una lunga tournée in Italia e che vede l’alternarsi di altri celebri stelle del balletto quali Ashley Bouder, Rebecca Bianchi, Andrew Veyette, Alessandro Macario, Alessio Rezza.

Anbeta Toromani, diplomata all’ Accademia di Danza di Tirana, sua città natale, e successivamente prima ballerina al Teatro dell’Opera di Tirana, ha interpretato i maggiori ruoli del repertorio ballettistico e si è imposta all’attenzione del grande pubblico italiano grazie alla sua partecipazione alla trasmissione televisiva “Amici” di cui è divenuta prima ballerina, dimostrando da subito le sue eccellenti doti tecniche ed artistiche ed ottenendo così una grande popolarità.

Ha conseguito diversi riconoscimenti ed ha partecipato a numerosi spettacoli e gala, ospite presso i maggiori teatri come il San Carlo di Napoli, il Massimo di Palermo, Il Verdi di Trieste, il regio di Parma.

Vito Mazzeo, di origini calabresi, si è diplomato al Teatro alla Scala di Milano per poi entrare al Royal Ballet di Londra e proseguire con il Teatro dell’Opera di Roma, il San Francisco Ballet ed il Dutch National Ballet. Principal dancer con larga esperienza dei ruoli di rilievo del repertorio, è ospite internazionale di spettacoli ed eventi.

Il prossimo appuntamento per lo Schiaccianoci di Amodio/Luzzati è dal 14 al 18 dicembre al Teatro Verdi di Trieste, con Ashley Bouder e Andrew Veyette e di nuovo Anbeta Toromani questa volta con Alessandro Macario.

Seguiranno le tappe di Bologna (Teatro Europa Auditorium) il 20 dicembre, Firenze (Teatro Verdi) il 22, Ancona (Teatro delle Muse) il 28 dicembre, Reggio Emilia (Teatro Romolo Valli) il 4 gennaio, Pordenone (Teatro Verdi) il 10 gennaio, Ravenna (Teatro Dante Alighieri) il 14 e 15 gennaio 2017.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

REBECCA BIANCHI, ANBETA TOROMANI, ALESSIO REZZA E VITO MAZZEO: AL TEATRO PETRUZZELLI DI BARI OVAZIONE DEL PUBBLICO PER LE STELLE DELLO SCHIACCIANOCI DI AMODIO/LUZZATI.

Al Teatro Petruzzelli di Bari, gremito per l’evento della danza, le stelle dello Schiaccianoci di Amodio/Luzzati Rebecca Bianchi ed Anbeta Toromani, assieme ai primi ballerini Alessio Rezza e Vito Mazzeo, hanno emozionato il pubblico che li ha acclamati con entusiasmo.

 

 

Dopo il successo dell’anteprima di Perugia e della prima a Modena, la tournèe dello Schiaccianoci di Amedeo Amodio ha preso il volo verso la tappa successiva, Bari, dove ha registrato il tutto esaurito al Teatro Petruzzelli per ben 5 recite in tre giorni, con 40 artisti in scena accompagnati dall’orchestra e dal coro del Teatro Petruzzelli diretti dal M° Alessandro Ferrari.

 

La musica immortale di Ciaikovsky, suonata dal vivo nell’aulica cornice del Petruzzelli, ha intriso l’opera del suo profondo simbolismo e ne ha esaltato la liricità mentre, sulla solida compagine di un vigoroso e brillante corpo di ballo arricchito dalle punte di diamante dei suoi solisti, è spiccato il talento delle stelle Rebecca Bianchi e Anbeta Toromani, alternatesi negli spettacoli e affiancate rispettivamente dai primi ballerini Alessio Rezza e Vito Mazzeo. Il pubblico ha risposto con calore ed entusiasmo alla magia dello spettacolo e, al momento dei saluti finali, è esploso nell’ovazione per i primi ballerini.

Uno spettacolo in grande scala, prodotto da Daniele Cipriani Entertainment, con le scenografie ed i costumi di Emanuele Luzzati, una originale composizione ballettistica, felice connubio delle diverse arti in un trionfo del moderno genio italiano, atteso in molte altre città italiane: il prossimo appuntamento è dal 2 al 4 dicembre al Teatro degli Arcimboldi di Milano, con il debutto nello spettacolo di una nuova coppia di stelle, Ashley Bouder, prima ballerina del New York City Ballet, e Alessandro Macario (Teatro San Carlo di Napoli), che si alterneranno con Rebecca Bianchi ed Alessio Rezza, per poi proseguire al Teatro Verdi di Trieste dal 14 al 18 dicembre, ancora una volta con l’orchestra, e poi ancora Bologna, Firenze, Ancona, Pordenone, Reggio Emilia, Ravenna.  Da non perdere.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

LO SCHIACCIANOCI DI AMODIO/LUZZATI: UN GRANDE SUCCESSO PER LA PRIMA A MODENA.

Un grande evento per il mondo dell’arte e della cultura italiana, e non solo: torna in scena Lo Schiaccianoci di Amedeo Amodio, tratto dalla novella di E.T.A. Hoffmann, con le musiche di Piotr Ilych Ciaikovsky e le scenografie ed i costumi di Emanuele Luzzati.

Creato nel 1989 dal grande coreografo Amodio (all’epoca direttore dell’Ater Balletto) per i due celebri danzatori Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko, questo lavoro si è affermato da subito come uno dei pilastri del balletto italiano.

Daniele Cipriani ha voluto fortemente far rivivere questo patrimonio artistico, ne ha acquistato e ristrutturato gli allestimenti scenici ed ha organizzato di nuovo lo spettacolo avvalendosi dei migliori interpreti, di un corpo di ballo esperto, e di una squadra forte e motivata. Un impegno vigoroso per uno spettacolo che verrà portato in una lunga tournée in tutta Italia: dopo una anteprima a Perugia e la prima a Modena, sarà al Petruzzelli di Bari, al Teatro Arcimboldi di Milano, al Verdi di Trieste, al Teatro Europa Auditorium di Bologna, al Verdi di Firenze, al Delle Muse di Ancona e poi Reggio Emilia, Pordenone, Ravenna, ed altre città ancora.

Il cast prevede, in alternanza le prime ballerine Ashley Bouder (New York City Ballet), Rebecca Bianchi Teatro dell’Opera di Roma) e Anbeta Toromani, affiancate dai primi ballerini Andrew Veyette (New York City Ballet), Vito Mazzeo (Balletto Nazionale Olandese),  Alessandro Macario (Teatro San Carlo di Napoli) e Alessio Rezza (Teatro dell’Opera di Roma), con il corpo di ballo e i solisti della Daniele Cipriani Entertainment, il teatro delle ombre “L’asina sull’isola” di Paolo Valli e Katarina Janoskova, la voce registrata di Gabriella Bartolomei, il trampoliere Mauro Vizioli.

Il 6 novembre si è tenuta la prima al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena, con Rebecca Bianchi e Alessio Rezza, un grande successo che ha riconfermato l’amore del pubblico per quest’opera.

Nello “Schiaccianoci” di Amodio/Luzzati il genio romantico letterario e musicale si fonde alla perfezione con il più moderno genio italiano delle arti figurative e della danza, per un effetto strabiliante, di grande potenza evocativa e simbolista.

Lo spettacolo, con le sue diverse componenti, ci porta in quella zona di confine che i bambini conoscono bene ed attraversano naturalmente, grazie alle loro intatte e potenti capacità creative e fantastiche: sotto la realtà apparente, quella percepita con i sensi, ve n’è un’altra, più profonda e misteriosa.

Drosselmeyer, costruttore di orologi, bambole meccaniche ed automi, apre il sipario ed improvvisamente ci ritroviamo magicamente bambini in una favola, questo uno degli aspetti più sorprendenti dell’opera, con l’euforia del divertimento e la fantasia liberata dall’impatto cromatico delle scene e dei costumi di Luzzati, ricchi del suo meraviglioso mondo immaginativo, visionario ed onirico, a volte grottesco.

L’emblematico personaggio, giocattolaio e mangiafuoco, dirige il gioco ed attraversa l’opera con magie ed illusionismi, afferrando Clara e Fritz, e noi assieme a loro, in un volo entusiasmante tra realtà fantasia, sempre seguiti dal mondo delle ombre, sinistri fantasmi bidimensionali, dal misterioso potere di attrazione. Ma il mondo degli adulti, stravagante ed ambiguo con i suoi divertimenti, non genera minor inquietudine delle ombre agli occhi del bambino.

La modernità della coreografia è sorprendente: alla tecnica accademica della danza classica si amalgamano sagacemente gli stili più diversi tra loro, dal moderno alla breakdance, alle danze folkloristiche, in una dimensione del movimento nuova, l’unica del resto che potrebbe dare spessore ai sottili e molteplici piani di lettura da cui è composta l’opera, in una struttura a scatole cinesi, con le scene che si aprono e chiudono come in un gigantesco obiettivo fotografico: la labilità del confine tra il bene il male, tra il sogno e la realtà, i limiti appaiono e scompaiono, come cambiano improvvise le scene.

Vi è una importante componente teatrale nello spettacolo, ben evidenziata da scene, luci, e costumi, con alcuni suggestivi momenti parlati, oggetti di scena che prendono vita, un trampoliere che racconta una storia.

Un corpo di ballo con i suoi solisti pieno di brio, che tiene magnificamente il tempo dell’opera e le sue maschere drammatiche, la prima ballerina Rebecca Bianchi splendida, un incanto di grazia e stile, Alessio Rezza eccezionale, Valerio Polverari un perfetto Drosselmeyer, inquietante ed autoironico, la viva sensibilità degli artisti del teatro delle ombre Paolo Valli e Katarina Janoskova hanno animato il mondo fantastico che ci ha fatto sognare, assieme al trampoliere Mauro Vizioli ed alla voce fatata di Gabriella Bartolomei.

 

Un grande spettacolo che non esitiamo a definire un capolavoro, di incommensurabile portata artistica, e dunque siamo profondamente grati all’impresario Daniele Cipriani il quale, in contro tendenza rispetto ai tempi, ha deciso di investire nel vero progresso sociale.

Paola Sarto

Foto di Massimo Danza