Silvia Azzoni e Alexandre Ryabko in “Sonata”.

Dal prestigioso atelier amburghese di John Neumeier sono arrivati Silvia Azzoni e Alexander Ryabko, impegnati in un romanticissimo percorso fra notturni, chiari di luna e sonate.

Sempre nell’ambito di “Duets and Solos” a cura di Daniele Cipriani (Ravenna Festival 2020) si è esibita una coppia d’eccezione: Silvia Azzoni e Alexandre Ryabko.

Tra le più emozionanti e sensibili ballerine del panorama internazionale, considerata da molti la vera erede di Alessandra Ferri per intensità interpretativa, vincitrice del prestigioso Prix Benois (l’Oscar del balletto mondiale) per la sua Sirenetta, Silvia Azzoni, prima ballerina dell’Hamburg Ballett John Neumeier, ha brillato in una serata che ha messo in luce la versatilità, le qualità tecniche e soprattutto la personalità che hanno reso speciale e leggendaria questa “Sonata” di Rachmaninov con la coreografia di Uwe Scholz. Accanto a lei, un fuoriclasse di fama mondiale, Alexandre Riabko, ballerino ucraino, e primo ballerino del Balletto di Amburgo.

Alexandre Riabko è nato a Kiev e si è formato alla Kyiv Ballet School sotto Vladimir Denisenko. Dopo aver raggiunto la finale del Prix ​​de Lausanne, ha proseguito i suoi studi presso la School of the Hamburg Ballet con Anatoli Nisnevich e Kevin Haigen. È entrato a far parte dell’Hamburg Ballet nel 1996 ed è stato promosso a solista nel 1999 e primo ballerino nel 2001. Nel 2016 gli è stato assegnato un Prix ​​Benois de la Danse speciale per l’eccellenza nel partnering.

Riabko è sposato con Silvia Azzoni e sono genitori di una figlia.

La Sonata per violoncello e pianoforte op. 19 di Sergej Rachmaninov si inserisce a pieno titolo tra le partiture fondamentali, per quanto ancora non sia molto eseguita. Siamo di fronte a una composizione dalle enormi proporzioni, sia strutturali (è formata da quattro ampi movimenti) sia tecnico-musicali. È il 1901 e il ventottenne Rachmaninov, dopo importanti problemi di salute, sta lavorando contemporaneamente al Concerto per pianoforte n. 2. Quest’ ultimo lavoro influenza non poco l’opera 19; oltre a risentirne timbri, melodie e armonie, se ne rinviene l’idea strutturale: al pianoforte è chiesto uno sforzo tecnico titanico, quasi fosse una partitura solistica, e al violoncello si richiede un suono e un’idea orchestrale. Una sfida enorme che si evidenzia sin dalle prime battute.

L’ acme della Sonata si palesa nell’Andante del terzo movimento. Mai come in questo tempo i danzatori “dialogano” così tanto, intrecciandosi, passandosi quasi le idee melodiche. E’ il pianoforte a introdurre il tema, con il violoncello a rispondere, per poi volteggiare verso registri estremamente distanti tra di loro. Il carattere è profondamente crepuscolare e lo si ritroverà, con accenti molto simili, nei Preludi pianistici di Rachmaninov.

Da quì si apre una lunga sezione rielaborativa dal piglio appassionato e drammatico. Prima dell’ampia coda finale, c’è tempo per ascoltare tutto il materiale tematico, si susseguono varie sezioni dalle diverse agogiche e si giunge a un Meno mosso, statico, riflessivo, un piccolo respiro prima del Vivace che in un costante crescendo dinamico concluderà il brano affermando la luce dell’intera coreografia.

Uwe Scholz è nato a Jugenheim (ora Seeheim-Jugenheim ) in Assia, in Germania , il 31 Dicembre 1958, e ha studiato musica al Conservatorio Landestheater di Darmstadt. E’ morto il 21 Novembre 2004 a Berlino. Da bambino, è stato ammesso alla John Cranko ‘s Ballet School di Stoccarda, un mese prima della morte dello stesso Cranko, e ha studiato con Marcia Haydée. Scholz ha anche studiato, con borsa di studio, alla Balanchine ‘s School of American Ballet di New York. Si è laureato a Stoccarda nel 1977 ed è entrato a far parte del Balletto di Stoccarda. A 26 anni è diventato direttore dello Zürich Ballet e vi ha diretto per i successivi 6 anni, prima di tornare in Germania per diventare direttore del Leipzig Ballet , dove è stato anche coreografo principale. È rimasto a Lipsia dal 1991 fino alla sua morte. Tra le sue creazioni più famose ci sono la Grande Messa di Mozart, Pax Questuosa di Udo Zimmermann , Symphonie fantastique di Berlioz , The Red and the Black di Stendhal e molto altro. Nel 1993 è stato nominato professore presso l’ Università di musica e teatro di Lipsia. È stato anche membro fondatore della Free Academy of Arts di Lipsia.

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Foto: Massimo Danza

“Duets and Solos”: Mario Brunello e Beatrice Rana con le stelle della danza.

 

La linfa vitale ha ripreso a scorrere e a rianimare la scena italiana, ma vigono severe regole di distanziamento sociale; si riparte, quindi, con due grandi musicisti, la pianista Beatrice Rana e il violoncellista Mario Brunello, con étoiles della danza che hanno eseguito un programma di coppie ed assoli.

Si esce dalle giornate buie dell’emergenza a riascoltare virtuosi della musica e a rivedere étoile del balletto con una speciale serata di musica e danza intitolata, con semplicità, “Duets and Solos”, a cura di Daniele Cipriani, con la consulenza musicale di Gastón Fournier-Facio.

Il debutto c’è stato il 17 Luglio scorso a Nervi con un secondo spettacolo il 18 Luglio alle ore 21.30 a Ravenna, alla Rocca Brancaleone, nell’ambito del Ravenna Festival in collaborazione con Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova- Festival del Balletto di Nervi.

Nelle foto di Massimo Danza rivediamo Silvia Azzoni e Alexandre Ryabko esibitisi in “Nocturnes” con la coreografia di John Neumeier accompagnati al pianoforte da Beatrice Rana con le musiche di Fryderyk Chopin, il Notturno in do minore KK IVb/8 per pianoforte ed il Notturno op. 48 n. 1 in do minore per pianoforte.

La linfa vitale riprende a scorrere e a rianimare la scena italiana, ma vigono severe regole di distanziamento sociale; si riparte, quindi, con due grandi musicisti, la pianista Beatrice Rana e il violoncellista Mario Brunello, con étoiles della danza che hanno eseguito un programma di coppie ed assoli: il francese Hugo Marchand dell’Opéra di Parigi, l’italiano Matteo Miccini del Balletto di Stoccarda e lo spagnolo Sergio Bernal, già del Ballet Nacional de España. Ma ci sono stati anche degli straordinari passi a due, con quelle armoniose intrecciature, non certo socialmente distanziate, che i passi a due nel balletto classico spesso richiedono, con i partner avvinghiati, attorcigliati tra di loro. Ma niente paura, è tutto assolutamente regolare poiché sono stati presentati da due coppie di étoiles che sono coppie anche nella vita.

A Daniele Cipriani, ideatore e curatore dello spettacolo, lo spunto venne guardando le cosiddette ‘coppie stabili’ che cenavano tranquillamente al ristorante senza alcun pannello divisorio: “Fortunatamente, nel mondo della danza, ci sono molti ballerini che fanno coppia, e tra loro anche diverse étoiles, come le coppie che hanno danzato a Ravenna: Silvia Azzoni/Alexander Ryabko (HamburgBallet, italiana lei, ucraino lui) e Iana Salenko/Marian Walter (Opera di Berlino, ucraina lei, tedesco lui), che quindi possono tranquillamente toccarsi, abbracciarsi e stringersi senza contravvenire ad alcuna regola.”

Si dà il caso, inoltre, che diverse note coreografie, assoli e passi a due, furono create su pagine musicali per pianoforte e/o violoncello, che sono state, quindi, eseguite dal vivo da Brunello e dalla Rana; ed ecco che è stato possibile mettere insieme un interessante programma su celebri brani di grandi compositori, in cui due arti sorelle, quelle di Euterpe e di Tersicore, si intessono, ognuna mantenendo la propria cifra, ma formando un’unica stoffa. Grazie alla magia che solo l’arte sa regalare, si può parlare eccezionalmente di “passi di musica, note di danza”.

Tra i coreografi spiccano i nomi di Fokine, ma anche di celebri autori del ‘900 o contemporanei. Tra le curiosità, una moderna “Morte del Cigno” al maschile (coreografia di Ricardo Cue) interpretata da Sergio Bernal, che il pubblico ha apprezzato accanto alla tradizionale “Morte del Cigno” di Fokine interpretata da Iana Salenko (musica di Saint-Saëns). Bernal non ha mancato, comunque, anche di regalarci uno di quei suoi roventi brani iberici che mandano il pubblico in visibilio.

Hugo Marchand è stato l’interprete di “Suite of Dances” di Robbins (musiche di Bach), balletto originariamente creato per Mikhail Baryshnikov, mentre Matteo Miccini ha interpretato un assolo da SSSS di Clug (musica di Chopin).

Una coppia al maschile (di cui fa parte Bernal) ha interpretato Folia de Caballeros, originale passo a due maschile (musica di Corelli, coreografia di Bernal/De Luz) in cui i due “caballeros” danzano a distanza senza toccarsi mai.

Per i passi a due “in famiglia” il pubblico ha ammirato Thaïs di Roland Petit (musica di Massenet) interpretato da Salenko/Walter mentre la coppia Azzoni/Ryabko è stata interprete di Nocturnes di Neumeier, qui nelle foto di Massimo Danza (musica di Chopin), e di Sonate di Scholz (Rachmaninoff).

Non sono mancati momenti di sola musica, con la Quadrille per violoncello e pianoforte (dal secondo atto dell’opera Not Love Alone) di Rodion Scedrin, interpretati da Mario Brunello e BeatriceRana, la quale ha pure interpretato Aria (dalle Variazioni Goldberg ) di Bach e La Valse di Ravel.

Due serate dove, malgrado il distanziamento ancora richiesto in questo momento, si è stati insieme: arti diverse, artisti diversi, pubblico in sala.

“Duets ando Solos” ha espresso la felicità di una scena, fino a poco fa dormiente, come la Principessa Aurora, nella fiaba della Bella Addormentata e nel balletto omonimo che tutti conosciamo, la quale, spezzato il sortilegio, si risveglia da un lungo sonno in una magica notte di mezz’estate.

Grazie a Simonetta Allder, responsabile Ufficio Stampa di Daniele Cipriani.

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Foto: Massimo Danza