“SANTISSIMA DEI NAUFRAGATI”: L’ESPRESSIONISMO DELLA DANZA DI PAOLO LONDI.

All’Orto dei Pensatori di Macerata è andata in scena la nuova opera di Paolo Londi interpretata da Alessandra Bartoli e Kejsi Masha.

Ispirata dai versi della nota canzone di Vinicio Capossela, è andata in scena all’Orto dei Pensatori di Macerata la nuova coreografia di Paolo Londi, “Santissima dei Naufragati”, interpretata da Alessandra Bartoli e Kejsi Masha della compagnia Ermitage, diretta dallo stesso Londi.

Il confine tra solidarietà e competizione è sottile, lo constatiamo nella vita come nello sport, e con l’esperienza comprendiamo che l’animo umano vive per un tempo limitato, spesso solo per indimenticati attimi, l’eternità assoluta di un sentimento, a cui pure anela talvolta con tutto se stesso: ne patisce invece le dualità, da cui scaturiscono contraddizioni e conseguenze.

Così le due donne della coreografia, mogli di marinai dipinte nell’attesa del difficile rientro dal mare in tempesta dei loro uomini, impegnati in quel naufragio, liricamente descritto dalle parole della canzone di Capossela, dal quale forse qualcuno tornerà ma qualcuno no: si… ma chi tornerà dei due?

Le donne ingannano l’attesa giocando a carte, facendosi coraggio l’un l’altra, sembrano solidali ed affettuose tra loro, ma ecco che il dubbio e l’angoscia prendono il sopravvento ed allora diventano improvvisamente nemiche: quale delle due rivedrà lo sposo tornare? Una disperata competizione, pervasa di odio sottile si insinua tra le due, “la tua morte è la mia vita” recita un detto latino, la morte dell’uno salva l’altro, ed ora le due donne vivono ciò che sta accadendo ai loro uomini, si avvicendano nello sprofondare e riemergere dai flutti, si aggrappano l’una all’altra, chi sopra e chi sotto, in una crudele lotta per la sopravvivenza, dove l’istinto è più forte di qualsiasi ragione.

Il tavolo in scena, utilizzato per l’oziosa partita a carte, è diventato ormai la barca, il limite tra acqua ed aria, le due donne sono in piena tempesta, cadono in mare e riemergono, remano disperate, l’una si avvinghia all’altra che vede proiettata verso la salvezza ma ne viene respinta con rabbia, ne ostacola la risalita. Il dramma è consumato, e nella scena finale a testa in giù, sotto il tavolo-barca dove le mani si cercano e si afferrano, ormai non è più importante vincere o perdere, il dramma è collettivo.

Paolo Londi dipinge con coreografie di grande efficacia espressiva i moti dell’animo, ciò che affascina della sua opera è la visione geniale, cruda ed emotiva, lucidamente spietata, dell’intimità dei sentimenti, le linee ed i colori del movimento sono forti, un potente quadro espressionista che evoca Munch ed il suo urlo.

Le bravissime danzatrici Alessandra Bartoli e Kejsi Masha interpretano il pezzo con drammaturgia e versatilità, come richiesto dalle vibranti oscillazioni della coreografia, restituendone i molteplici piani di gradazione delle ombre e lo sgomento dell’abisso.

Paola Sarto

Fotografie di Massimo Danza

“ONEGHIN”: IL RIFLESSO IN UNO SPECCHIO VENATO DA OPACHI SEGNI DEL TEMPO.

Al Teatro Lauro Rossi di Macerata è andata in scena la coreografia di Paolo Londi “Oneghin”, interpretata da Alessandra Bartoli.

Ritorniamo con grande piacere a Macerata, in settembre, e stavolta nel settecentesco Teatro Lauro Rossi, unica e preziosa testimonianza marchigiana di teatro all’italiana, con una sala che rappresenta una raffinata interpretazione del linguaggio tardo barocco. In questo suggestivo contesto, ospite di una prestigiosa rassegna di danza, assistiamo ad una coreografia di Paolo Londi intitolata “Oneghin”, interpretata da Alessandra Bartoli, danzatrice solista della compagnia del Pescara Dance Festival.

La partitura coreografica si articola con raffinata precisione sulle note di Mozart, caratterizzandosi con movimenti rapidi e decisi, disegni di contemporanea fattura. E come nell’opera di Puskin, da cui la coreografia prende il nome, veniamo immersi nell’atmosfera intima, esistenziale, di un viaggio introspettivo e di cui l’interprete, Alessandra Bartoli, dipinge con eleganza le profonde sfumature, incantando per grazia ed energia. Così Paolo Londi ci parla del suo lavoro:

“ONEGHIN è il riflesso in uno specchio venato da opachi segni del tempo. Lì ci scopriamo osservatori e osservati, indagati, scrutati e spiati, attraverso l’immagine capovolta di una presenza pronta a godere dell’altra, di lì a poco svelata. una figura si incontra e si fiuta con animalesca circospezione riconoscendo le proprie analogie e similitudini. Spettatore e attrice danzante si nutrono reciprocamente dell’esistenza altrui, l’istinto famelico li sorregge e legittima in quel gioco intrigato di presenze riflesse: un patto stipulato per dare e darsi piacere, dove esiste l’uno, appare e irrimediabilmente si afferma l’altro”.

Una formazione presso il Rudra Bejart, poi giovanissimo negli States a ballare con David Bowie, proseguendo con il Boston Ballet con W. Forsythe, il Pennsylvania Ballet, il San Francisco Ballet, Lindsay Kemp e via dicendo, Paolo Londi si fa conoscere ed apprezzare a livello internazionale come coreografo ottenendo premi e produzioni di spettacoli in varie parti del mondo. Una laurea all’isef ed una intensa attività coreografica e di direzione artistica di premi, festival e concorsi, crea coreografie per i primi ballerini della Scala di Milano ed altri celebri danzatori quali Luciana Savignano, Sabrina Brazzo, Silvio Oddi, Andrea Volpintesta, Simona Atzori solo per citarne alcuni. Nel 2004, dal Pescara Dance Festival di cui è direttore artistico, crea una sua compagnia, a cui ha affiancato di recente l’accademia di arti visive e performative “Ermitage”, una realtà di riferimento per il centro Italia che si propone di promuovere un’arte coreutica libera e nuova, già con diverse produzioni al suo attivo.

Il video dello spettacolo: https://youtu.be/q-cCOrpkvCU

Paola Sarto

Fotografie di Massimo Danza

“I CORPI POETICI” DI PAOLO LONDI: UN VIAGGIO NELLA PUREZZA DELL’ARTE PLASTICA GRECA E LE SUE SUCCESSIVE TRASFORMAZIONI.

A Macerata, nella cornice del settecentesco palazzo Buonaccorsi, tra i suggestivi affreschi mitologici della sala dell’Eneide, è andata in scena l’opera di Paolo Londi, una installazione coreografica ispirata alle forme classiche della scultura greca.

Metti un agosto a Macerata, di capitare tra il Festival OFF ed il Macerata Opera Festival. E metti che hai la fortuna di imbatterti in uno degli spettacoli più originali degli ultimi tempi, ideato dal coreografo Paolo Londi. Una esperienza insolita, un viaggio nella purezza delle forme che ha reso immortale l’arte plastica greca.

L’appuntamento è per il 9 agosto, nel cortile del settecentesco Palazzo Buonaccorsi, un gioiello architettonico della scuola del Bernini. Il pubblico, una volta raggiunto il numero massimo di persone ammesse nelle sale museali, viene invitato a salire le ampie scale del palazzo ed arriva al piano nobile, oggi nuova sede dei musei civici che ospita la raccolta di arte antica.  Qui, sulle note del violino di Enrica Morbiducci, veniamo accolti da tre danzatrici che con movimenti plastici ci invitano a seguirle attraverso le sale affrescate, fin verso la monumentale galleria dell’Eneide, una splendida sala arricchita da una serie di dipinti ispirati al poema virgiliano. Ha inizio lo spettacolo.

A dar vita a questa performance i danzatori della compagnia del Pescara Dance Festival e dell’accademia Ermitage di Macerata: Alessandra Bartoli, solista della compagnia, Gabriel Marcel, Domenico Rijillo Gloria Carobini ed Enrica Carla Gioia Sabella, con la regia e le coreografie di Paolo Londi. I corpi nudi, interamente dipinti di bianco, eseguono figure archetipiche, statue viventi che aprono allo spettatore una finestra sui segreti della loro forma, che non patisce più staticità ma rivela l’anima di cui è simbolo silente. In scena una piramide, un parallelepipedo, richiamano elementi stilizzati di civiltà passate, grembi originari.

Musiche antiche, riprodotte fedelmente, accompagnano la performance, le figure cambiano e si intersecano, sembra di veder affiorare dei ed esseri mitologici, animali fantastici a più teste e più gambe, centauri e sfingi.  Ma improvvisamente avviene qualcosa di inaspettato, in scena entrano i colori: le statue ne vengono incantate ed iniziano a cospargersene, prima ciascuna su di sé, poi tra di loro, in un crescendo di esaltazione cromatica che sfocia in un rituale orgiastico. La musica è cambiata, il suono di un violino accompagna la voce (di Sara Spernanzoni) che declama alcuni versi in latino tratti dall’Eneide di Virgilio, la purezza del bianco ormai è violata, sovviene la carnalità del colore: è il passaggio alle prime contaminazioni materialistiche della civiltà romana.

Le statue, ebbre di colori, rientrano ora nei templi e ritrovano la loro immobilità, stavolta non più carica di sacro mistero, l’anima ha conosciuto la carne. Rimane tuttavia un’unica statua, ancora immacolata, a custodire il segreto della forma e della bellezza, la continuità dell’Arte, unica e vera, attraverso le innumerevoli contaminazioni delle diverse epoche storiche.

Uno spettacolo che lascia incantati, tante sono le immagini che riesce ad evocare, i richiami ad archetipi di collettiva memoria, e suggestioni di storia intrecciata al mito. Un plauso alla compagnia di danzatori, eccezionali per intensità interpretativa ed una speciale menzione per Alessandra Bartoli, altamente espressiva, e poetica.

Paola Sarto

video di Paola Sarto con l’estratto dello spettacolo: https://youtu.be/V1TPKh0A0Hg

Foto di Massimo Danza