LO SCHIACCIANOCI DI AMODIO/LUZZATI: UN GRANDE SUCCESSO PER LA PRIMA A MODENA.

Un grande evento per il mondo dell’arte e della cultura italiana, e non solo: torna in scena Lo Schiaccianoci di Amedeo Amodio, tratto dalla novella di E.T.A. Hoffmann, con le musiche di Piotr Ilych Ciaikovsky e le scenografie ed i costumi di Emanuele Luzzati.

Creato nel 1989 dal grande coreografo Amodio (all’epoca direttore dell’Ater Balletto) per i due celebri danzatori Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko, questo lavoro si è affermato da subito come uno dei pilastri del balletto italiano.

Daniele Cipriani ha voluto fortemente far rivivere questo patrimonio artistico, ne ha acquistato e ristrutturato gli allestimenti scenici ed ha organizzato di nuovo lo spettacolo avvalendosi dei migliori interpreti, di un corpo di ballo esperto, e di una squadra forte e motivata. Un impegno vigoroso per uno spettacolo che verrà portato in una lunga tournée in tutta Italia: dopo una anteprima a Perugia e la prima a Modena, sarà al Petruzzelli di Bari, al Teatro Arcimboldi di Milano, al Verdi di Trieste, al Teatro Europa Auditorium di Bologna, al Verdi di Firenze, al Delle Muse di Ancona e poi Reggio Emilia, Pordenone, Ravenna, ed altre città ancora.

Il cast prevede, in alternanza le prime ballerine Ashley Bouder (New York City Ballet), Rebecca Bianchi Teatro dell’Opera di Roma) e Anbeta Toromani, affiancate dai primi ballerini Andrew Veyette (New York City Ballet), Vito Mazzeo (Balletto Nazionale Olandese),  Alessandro Macario (Teatro San Carlo di Napoli) e Alessio Rezza (Teatro dell’Opera di Roma), con il corpo di ballo e i solisti della Daniele Cipriani Entertainment, il teatro delle ombre “L’asina sull’isola” di Paolo Valli e Katarina Janoskova, la voce registrata di Gabriella Bartolomei, il trampoliere Mauro Vizioli.

Il 6 novembre si è tenuta la prima al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena, con Rebecca Bianchi e Alessio Rezza, un grande successo che ha riconfermato l’amore del pubblico per quest’opera.

Nello “Schiaccianoci” di Amodio/Luzzati il genio romantico letterario e musicale si fonde alla perfezione con il più moderno genio italiano delle arti figurative e della danza, per un effetto strabiliante, di grande potenza evocativa e simbolista.

Lo spettacolo, con le sue diverse componenti, ci porta in quella zona di confine che i bambini conoscono bene ed attraversano naturalmente, grazie alle loro intatte e potenti capacità creative e fantastiche: sotto la realtà apparente, quella percepita con i sensi, ve n’è un’altra, più profonda e misteriosa.

Drosselmeyer, costruttore di orologi, bambole meccaniche ed automi, apre il sipario ed improvvisamente ci ritroviamo magicamente bambini in una favola, questo uno degli aspetti più sorprendenti dell’opera, con l’euforia del divertimento e la fantasia liberata dall’impatto cromatico delle scene e dei costumi di Luzzati, ricchi del suo meraviglioso mondo immaginativo, visionario ed onirico, a volte grottesco.

L’emblematico personaggio, giocattolaio e mangiafuoco, dirige il gioco ed attraversa l’opera con magie ed illusionismi, afferrando Clara e Fritz, e noi assieme a loro, in un volo entusiasmante tra realtà fantasia, sempre seguiti dal mondo delle ombre, sinistri fantasmi bidimensionali, dal misterioso potere di attrazione. Ma il mondo degli adulti, stravagante ed ambiguo con i suoi divertimenti, non genera minor inquietudine delle ombre agli occhi del bambino.

La modernità della coreografia è sorprendente: alla tecnica accademica della danza classica si amalgamano sagacemente gli stili più diversi tra loro, dal moderno alla breakdance, alle danze folkloristiche, in una dimensione del movimento nuova, l’unica del resto che potrebbe dare spessore ai sottili e molteplici piani di lettura da cui è composta l’opera, in una struttura a scatole cinesi, con le scene che si aprono e chiudono come in un gigantesco obiettivo fotografico: la labilità del confine tra il bene il male, tra il sogno e la realtà, i limiti appaiono e scompaiono, come cambiano improvvise le scene.

Vi è una importante componente teatrale nello spettacolo, ben evidenziata da scene, luci, e costumi, con alcuni suggestivi momenti parlati, oggetti di scena che prendono vita, un trampoliere che racconta una storia.

Un corpo di ballo con i suoi solisti pieno di brio, che tiene magnificamente il tempo dell’opera e le sue maschere drammatiche, la prima ballerina Rebecca Bianchi splendida, un incanto di grazia e stile, Alessio Rezza eccezionale, Valerio Polverari un perfetto Drosselmeyer, inquietante ed autoironico, la viva sensibilità degli artisti del teatro delle ombre Paolo Valli e Katarina Janoskova hanno animato il mondo fantastico che ci ha fatto sognare, assieme al trampoliere Mauro Vizioli ed alla voce fatata di Gabriella Bartolomei.

 

Un grande spettacolo che non esitiamo a definire un capolavoro, di incommensurabile portata artistica, e dunque siamo profondamente grati all’impresario Daniele Cipriani il quale, in contro tendenza rispetto ai tempi, ha deciso di investire nel vero progresso sociale.

Paola Sarto

Foto di Massimo Danza

“MATER”: DEDICATO ALLA DONNA

Al Teatro Greco di Roma è andata in scena “Mater”, la nuova coreografia di Tiziano Di Muzio che si è chiusa sui magnifici versi della poetessa Alda Merini, della quale in questi giorni ricorre l’anniversario della morte: un omaggio a lei e a tutte le donne.

A tutte le donne:

«Fragile, opulenta donna, matrice del / paradiso / sei un granello di colpa / anche agli occhi di Dio / malgrado le tue sante guerre / per l’emancipazione. / Spaccarono la tua bellezza / e rimane uno scheletro d’amore / che però grida ancora vendetta / e soltanto tu riesci / ancora a piangere, / poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli, / poi ti volti e non sai ancora dire / e taci meravigliata / e allora diventi grande come la terra / e innalzi il tuo canto d’amore».

La pregnante poesia di Alda Merini ci introduce con potenza espressiva alla emozionante coreografia di Tiziano di Muzio, “Mater”, andata in scena il 25 ottobre al Teatro Greco di Roma ed interpretata dalle danzatrici del TDM Dance Group, Elena Fogliano, Elisa Fusco, Giorgia Nicolosi, con la regia dello stesso Di Muzio: un omaggio alla memoria della grande poetessa e scrittrice, di cui il primo novembre ricorre l’anniversario della morte, ed a tutte le donne.

Il mondo femminile permea questa opera, circolare come un abbraccio, come la terra ed i suoi cicli, con l’avvicendarsi delle stagioni e del giorno con la notte. Le danzatrici emergono generate da veli bianchi, posti sulla scena simili alle ore sul quadrante di un orologio che ne scandisce nascita, innamoramento, matrimonio, maternità, morte. E nei veli esse scompaiono nuovamente, sommessamente, per trasformarsi e rinascere.

Le scene danzanti si avvicendano in rotazione, secondo una composizione “a clessidra”: assolo, passo a due, passo a tre, passo a due, assolo, ed illustrano liricamente la vita della donna attraversandone i sentimenti, lievemente, nell’ambiente intimo e soffuso di sacralità del suo animo.

Lo stile coreografico è aulico, la purezza di forme e linee regala allo spettatore una incantevole esperienza del “bello”; ne emerge un ritratto nobile del mondo muliebre, fresco e delicato come un acquarello che sembra dipinto sul celebre verso di Dante, donne ch’avete intelletto d’amore.

Le danzatrici Elena Fogliano, Elisa Fusco e Giorgia Nicolosi, tutte allieve di Tiziano Di Muzio, animano con leggiadria e plasticità l’aura poetica ed evocativa di questa coreografia, in perfetta e reciproca armonia divengono un’unica donna nella rappresentazione delle proprie diverse età.

Tiziano Di Muzio, formatosi artisticamente presso il Renato Greco Dance Studio, lo Ials, la scuola Arte&Balletto di Milena Zullo e la compagnia N. Euroballetto di Marco Realino, ha affiancato all’attività di danzatore un intenso lavoro di formazione e coreografia. Con una laurea di primo livello in lettere moderne e successivamente la laurea magistrale dams con indirizzo teatro, insegna e tiene stages in diverse scuole d’Italia, ed è direttore del centro di formazione professionale “Progetto Danza” di Chieti, sua città di origine.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

LA COMPAGNIA BALLE-EX IN “SOTTOTRACCIA”, LA NUOVA OPERA DI LUISA SIGNORELLI.

Al Teatro Greco di Roma lunghi applausi del pubblico per la prima assoluta della nuova coreografia di Luisa Signorelli “Sottotraccia”, interpretata dalla Compagnia Ballet-ex in forma smagliante.

 

“Sottotraccia”, quella zona della nostra esistenza e della nostra coscienza in cui il “non detto”, il “non finito”, il “non espresso” è sempre presente, nascosto ma pronto a venire fuori …la danza ha la forza di dialogare con questa zona di confine e di attraversare le nostre passioni, i nostri segreti e i nostri sogni….”.

Questo è il sottotesto della nuova coreografia di Luisa Signorelli, andata in scena in prima assoluta al Teatro Greco di Roma il 25 ottobre: trenta minuti di pura danza, energica ed elegante, in un crescendo di quadri culminanti nel magnifico finale, di forte impatto emozionale, al quale il pubblico ha tributato lunghi applausi. Interpreti, assieme alla stessa Luisa Signorelli, i danzatori della compagnia Ballet-ex: Simone Baroni, Vincenzo Caiazza, Danilo Calabrese, Francesco Marino, Carlo Pacienza, Francesco Piazza.

L’opera, sin dal prologo del raffinato passo a tre, mantiene costantemente elevata la tensione emotiva dello spettatore, immerso da subito nella trepida atmosfera di quella zona nascosta dell’anima, dove si annidano segreti ed emozioni inespresse, accompagnato a viverne luci ed ombre seguendo i danzatori attraverso le raffinate architetture di immagini coreografiche di ampio respiro ed in rapido susseguirsi: le vicende umane si ripetono, sull’onda delle passioni fatalmente alimentate da quella zona segreta.

Sullo sfondo scorrono a tratti i filmati, ora panorami metropolitani desolati, post atomici, l’emblematica solitudine di una umanità robotica nei suoi automatismi, e poi ecco la ruota della vita, gira come in un sinistro luna park dove figure grottesche si prendono gioco dei drammi umani, sempre uguali a sé stessi.

 

L’ambientazione scenica è postmoderna, pur con profondità e colore, perfetti i costumi, con i soprabiti indossati dai danzatori che ricordano “Matrix”, anche per potenza espressiva, le musiche modulano forti emozioni secondo lo spartito dell’opera che non perde mai equilibrio ed armonia. Nel vigoroso epilogo cadono abiti ed orpelli, la zona “sottotraccia”, esplorata e disincantata, sembra liberata ma, giunti al pittorico quadro conclusivo, la domanda che ci lascia sorpresi è: fino a quando?

 

Il pubblico entusiasta ha lungamente applaudito lo spettacolo; i danzatori, di elevata preparazione tecnica ed atletica, spiccano per brillanti doti artistiche alle quali la sapiente regia coreografica consente di emergere individualmente, con le rispettive peculiarità e sfumature, nell’armonia dell’insieme.

 

Luisa Signorelli nei suoi lavori coreografici insiste sulla pulizia di ogni gesto e di ogni figura da tutto quanto costituisce retaggio personale e del passato, fino alla radice, all’essenza del suo essere proprio “quel” movimento: chiede ai suoi danzatori la “verità” nei movimenti coreografici, che essi hanno il compito di far rivivere nel loro momento nascente, creativo, concepiti ogni volta come nuovi e come tali, nell’attimo danzante, offerti al pubblico. Uno spettacolo da non perdere.

 

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

CLAUDIO LADISA E BARBARA FIORENZA: “THE POWER OF LOVE”

Il duo “Les Amants”, Claudio Ladisa e Barbara Fiorenza, nella nuova coreografia di danza aerea dei fratelli Claudio e Paolo Ladisa,

Claudio Ladisa e Barbara Fiorenza, il duo “Les Amant”, sono artisti dell’aria ed hanno una particolarità: si amano nella vita e sulla scena. Si sono conosciuti all’ Art Dance Theatre di Franco Franchi e Gloria Imperi, un centro polivalente per danzatori, attori ed artisti dello spettacolo che ruota intorno al Piccolo Teatro di Pietralata, polo culturale romano di eccellenza per le arti performative.

Barbara si è formata nella culla d’arte dell’Art Dance Theatre mentre Claudio ha studiato e collaborato con grandi maestri e coreografi di danza classica, moderna, acrobatica e di circo internazionale (Cirque du soleil), ed assieme al fratello Paolo, suo alterego, lavora per compagnie internazionali, per il cinema ed il teatro, cura coreografie e stages, in una incessante attività di spettacolo ed insegnamento.

Il progetto artistico di Claudio e Barbara, unico nel suo genere, sviluppa il tema dell’amore nei suoi aspetti più ideali, ai quali la dimensione aerea ed acrobatica delle performances conferisce magia.

Li abbiamo visti al Piccolo Teatro di Pietralata interpretare “The power of love,” la nuova coreografia di danza aerea dei fratelli Claudio e Paolo Ladisa sul senso della trascendenza dell’amore: gli amanti sono tenuti assieme da una forza soprannaturale, che dona eternità al momento, la forza dell’amore.

Claudio e Barbara, uniti in un cerchio aereo, incantano lo spettatore per il perfetto sincronismo di ogni movimento; la leggerezza delle prese e dei passaggi, di ardita concezione, sfida la gravità, mentre i corpi delineano nell’aria spettacolari disegni non riproducibili in terra, raffigurazioni creative della celeste complementarità degli amanti.

Paola Sarto

Foto di Massimo Danza

 

“ONEGHIN”: IL RIFLESSO IN UNO SPECCHIO VENATO DA OPACHI SEGNI DEL TEMPO.

Al Teatro Lauro Rossi di Macerata è andata in scena la coreografia di Paolo Londi “Oneghin”, interpretata da Alessandra Bartoli.

Ritorniamo con grande piacere a Macerata, in settembre, e stavolta nel settecentesco Teatro Lauro Rossi, unica e preziosa testimonianza marchigiana di teatro all’italiana, con una sala che rappresenta una raffinata interpretazione del linguaggio tardo barocco. In questo suggestivo contesto, ospite di una prestigiosa rassegna di danza, assistiamo ad una coreografia di Paolo Londi intitolata “Oneghin”, interpretata da Alessandra Bartoli, danzatrice solista della compagnia del Pescara Dance Festival.

La partitura coreografica si articola con raffinata precisione sulle note di Mozart, caratterizzandosi con movimenti rapidi e decisi, disegni di contemporanea fattura. E come nell’opera di Puskin, da cui la coreografia prende il nome, veniamo immersi nell’atmosfera intima, esistenziale, di un viaggio introspettivo e di cui l’interprete, Alessandra Bartoli, dipinge con eleganza le profonde sfumature, incantando per grazia ed energia. Così Paolo Londi ci parla del suo lavoro:

“ONEGHIN è il riflesso in uno specchio venato da opachi segni del tempo. Lì ci scopriamo osservatori e osservati, indagati, scrutati e spiati, attraverso l’immagine capovolta di una presenza pronta a godere dell’altra, di lì a poco svelata. una figura si incontra e si fiuta con animalesca circospezione riconoscendo le proprie analogie e similitudini. Spettatore e attrice danzante si nutrono reciprocamente dell’esistenza altrui, l’istinto famelico li sorregge e legittima in quel gioco intrigato di presenze riflesse: un patto stipulato per dare e darsi piacere, dove esiste l’uno, appare e irrimediabilmente si afferma l’altro”.

Una formazione presso il Rudra Bejart, poi giovanissimo negli States a ballare con David Bowie, proseguendo con il Boston Ballet con W. Forsythe, il Pennsylvania Ballet, il San Francisco Ballet, Lindsay Kemp e via dicendo, Paolo Londi si fa conoscere ed apprezzare a livello internazionale come coreografo ottenendo premi e produzioni di spettacoli in varie parti del mondo. Una laurea all’isef ed una intensa attività coreografica e di direzione artistica di premi, festival e concorsi, crea coreografie per i primi ballerini della Scala di Milano ed altri celebri danzatori quali Luciana Savignano, Sabrina Brazzo, Silvio Oddi, Andrea Volpintesta, Simona Atzori solo per citarne alcuni. Nel 2004, dal Pescara Dance Festival di cui è direttore artistico, crea una sua compagnia, a cui ha affiancato di recente l’accademia di arti visive e performative “Ermitage”, una realtà di riferimento per il centro Italia che si propone di promuovere un’arte coreutica libera e nuova, già con diverse produzioni al suo attivo.

Il video dello spettacolo: https://youtu.be/q-cCOrpkvCU

Paola Sarto

Fotografie di Massimo Danza

“I CORPI POETICI” DI PAOLO LONDI: UN VIAGGIO NELLA PUREZZA DELL’ARTE PLASTICA GRECA E LE SUE SUCCESSIVE TRASFORMAZIONI.

A Macerata, nella cornice del settecentesco palazzo Buonaccorsi, tra i suggestivi affreschi mitologici della sala dell’Eneide, è andata in scena l’opera di Paolo Londi, una installazione coreografica ispirata alle forme classiche della scultura greca.

Metti un agosto a Macerata, di capitare tra il Festival OFF ed il Macerata Opera Festival. E metti che hai la fortuna di imbatterti in uno degli spettacoli più originali degli ultimi tempi, ideato dal coreografo Paolo Londi. Una esperienza insolita, un viaggio nella purezza delle forme che ha reso immortale l’arte plastica greca.

L’appuntamento è per il 9 agosto, nel cortile del settecentesco Palazzo Buonaccorsi, un gioiello architettonico della scuola del Bernini. Il pubblico, una volta raggiunto il numero massimo di persone ammesse nelle sale museali, viene invitato a salire le ampie scale del palazzo ed arriva al piano nobile, oggi nuova sede dei musei civici che ospita la raccolta di arte antica.  Qui, sulle note del violino di Enrica Morbiducci, veniamo accolti da tre danzatrici che con movimenti plastici ci invitano a seguirle attraverso le sale affrescate, fin verso la monumentale galleria dell’Eneide, una splendida sala arricchita da una serie di dipinti ispirati al poema virgiliano. Ha inizio lo spettacolo.

A dar vita a questa performance i danzatori della compagnia del Pescara Dance Festival e dell’accademia Ermitage di Macerata: Alessandra Bartoli, solista della compagnia, Gabriel Marcel, Domenico Rijillo Gloria Carobini ed Enrica Carla Gioia Sabella, con la regia e le coreografie di Paolo Londi. I corpi nudi, interamente dipinti di bianco, eseguono figure archetipiche, statue viventi che aprono allo spettatore una finestra sui segreti della loro forma, che non patisce più staticità ma rivela l’anima di cui è simbolo silente. In scena una piramide, un parallelepipedo, richiamano elementi stilizzati di civiltà passate, grembi originari.

Musiche antiche, riprodotte fedelmente, accompagnano la performance, le figure cambiano e si intersecano, sembra di veder affiorare dei ed esseri mitologici, animali fantastici a più teste e più gambe, centauri e sfingi.  Ma improvvisamente avviene qualcosa di inaspettato, in scena entrano i colori: le statue ne vengono incantate ed iniziano a cospargersene, prima ciascuna su di sé, poi tra di loro, in un crescendo di esaltazione cromatica che sfocia in un rituale orgiastico. La musica è cambiata, il suono di un violino accompagna la voce (di Sara Spernanzoni) che declama alcuni versi in latino tratti dall’Eneide di Virgilio, la purezza del bianco ormai è violata, sovviene la carnalità del colore: è il passaggio alle prime contaminazioni materialistiche della civiltà romana.

Le statue, ebbre di colori, rientrano ora nei templi e ritrovano la loro immobilità, stavolta non più carica di sacro mistero, l’anima ha conosciuto la carne. Rimane tuttavia un’unica statua, ancora immacolata, a custodire il segreto della forma e della bellezza, la continuità dell’Arte, unica e vera, attraverso le innumerevoli contaminazioni delle diverse epoche storiche.

Uno spettacolo che lascia incantati, tante sono le immagini che riesce ad evocare, i richiami ad archetipi di collettiva memoria, e suggestioni di storia intrecciata al mito. Un plauso alla compagnia di danzatori, eccezionali per intensità interpretativa ed una speciale menzione per Alessandra Bartoli, altamente espressiva, e poetica.

Paola Sarto

video di Paola Sarto con l’estratto dello spettacolo: https://youtu.be/V1TPKh0A0Hg

Foto di Massimo Danza

SARA BARAS: VOCES SUITE FLAMENCA

La Regina del Flamenco Sara Baras e la sua compagnia con il bailaor spagnolo Josè Serrano, accompagnati da straordinari musicisti, hanno entusiasmato il pubblico romano con un spettacolo pieno di energia e vitalità.

Istinto e passione, eleganza e sobrietà: con il suo mix di cultura andalusa e spirito selvaggio, il flamenco affascina platee vastissime con i molteplici stili e le varie contaminazioni che rendono questa antica danza più viva e attuale che mai. Originaria di Cadice, città simbolo dell’Andalusia, Sara Baras è da più di vent’anni una delle protagoniste della scena flamenca, celebre in tutto il mondo per la sua incredibile energia e vitalità.

Dopo il grande successo al Festival dei Due Mondi di Spoleto, la Baras ha portato anche a Roma il suo ultimo, coloratissimo e musicalissimo spettacolo, “Voces – Suite Flamenca”, ed ha chiuso così la Rassegna Tersicore con la direzione artistica di Daniele Cipriani.

Un sentito omaggio ai meravigliosi artisti che hanno fatto conoscere al mondo intero l’arte del flamenco: Paco de Lucia, Camaron de La lsla, Enrique Morente, Moraìto Chico, Carmen Amaya e il mai dimenticato Antonio Gades. Le loro voci attraversano materialmente lo spettacolo introducendo ogni volta le coreografie interpretate da Sara Baras e dalla sua compagnia di danza, con la partecipazione del bailaor spagnolo José Serrano, tutti accompagnati dalla musica eseguita dal vivo da un ensemble di straordinari musicisti.

‘Voces nasce dalla libertà di un cuore flamenco, da un cuore che danza la sua musica, che batte al suo ritmo, che prega il vento perché lo ascolti oltre ogni luogo e oltre ogni immaginazione”, ha scritto il grande fotografo Santana de Yepes. “È la voce che emerge dalla nostra danza, dal nostro canto, dal nostro tocco, la voce che accarezza le tavole del pavimento con i tacchi delle nostre scarpe, che colpisce con la forza incessante delle nostre anime”.

Paola Sarto

Fotografie di Massimo Danza

 

LA COMPAGNIA “ÀNEMOS” DI DANIELA FERRI: “I COLORI DELL’ANIMA”.

In scena l’interessante coreografia di Daniela Ferri nata dall’esigenza di raccontare il difficile viaggio dell’introspezione umana per le impervie vie dell’anima, abilmente interpretata dai danzatori Martina Varrassi e Rosario Marotta, che ne fanno vivere tutto l’aspetto emblematico.

Cosa accade quando l’uomo distoglie lo sguardo dal mondo esterno e si inoltra nell’osservazione di sè? Le innumerevoli sfaccettature della propria personalità, spesso contraddittorie tra loro, emergono sullo sfondo di seducenti panorami o abissi oscuri, ora preda di suggestioni fascinose ed un attimo dopo di opprimenti fantasmi: è il mondo dell’anima, con i suoi infiniti colori e le tonalità, una tela la cui armonia è responsabilità dell’Uomo e della sua conoscenza di sé. Un percorso che attraversa la paura e la negazione degli aspetti che si ignorava di possedere, e quindi la fuga ma poi il ritorno per l’accettazione, la scoperta liberatoria dell’umiltà, la forza miracolosa della rinascita.

Daniela Ferri, con la sua compagnia “Ànemos”, racconta attraverso questa coreografia la storia perenne dell’introspezione umana, delle sue contraddizioni, dei suoi cedimenti e dei suoi rifiuti: un pezzo di danza contemporanea e teatro danza drammatico, una lettura “a due” coraggiosa, animata da una forte gestualità, che i danzatori Martina Varrassi e Rosario Marotta interpretano con slancio ed intensità, dimostrando maturità artistica laddove restituiscono l’aspetto emblematico ed “animico” del pezzo, in una perfetta e reciproca specularità, riconducendo lo spettatore al segreto dell’esperienza introspettiva.

La Compagnia di Danza Contemporanea e Teatro Danza Ànemos (Ànemos come “anima”, ma anche come “vento”, simbolo della libertà espressiva della danza) nasce nel 2007 per opera di Daniela Ferri che ne è Direttore Artistico e Coreografa Principale. L’intento artistico è di contribuire in maniera originale e personale al panorama coreutico italiano interpretando un’apertura costante e dinamica alle nuove espressioni artistiche contemporanee:

“…La mia mente ha viaggiato, e molto. Si è mossa tra le sagge parole delle mie umili e brave insegnanti, ha percorso le curve imprevedibili della mia immaginazione, è cresciuta da autodidatta, si è allenata da buona osservatrice! Il mio intuito, sempre quello, mi ha portato molto avanti.

E’ diventato il mio lavoro, studiato sul campo, perfezionato dagli errori del tempo, e non nei mille corsi di aggiornamento dal bel nome e dal logo importante. Sono diventata coreografa inconsciamente, rompendo le tradizioni del mestiere, ma consapevole allo stesso tempo che coreografare è raccontare il vero e l’assurdo, e in questo mi sono trovata ad essere una pittrice, una scrittrice, una musicista, una scultrice. Se si vuole, si può. Se ci si crede, si realizzano i propri sogni. E poi si condividono …”.

Paola Sarto

Foto di Massimo Danza

IANA SALENKO E MARIAN WALTER: LE CORSAIRE (PAS DE DEUX, II ATTO)

Le due stelle dello Staatsballet di Berlino nel celebre passo a due tratto da “Le corsaire” con le coreografie di Petipa.

 

 

L’ukraina Iana Salenko ed il tedesco Marian Walter, stelle dello Staatsballet di Berlino e compagni anche nella vita, sono gli straordinari interpreti del celebra passo a due tratto da “Le Corsaire” con la coreografia di Marius Petipa.

Il balletto, basato sul poema Il corsaro (The Corsair) di Lord Byron (1814) e musicato da Adolphe Adam, debuttò il 23 gennaio 1856 all’Académie Royale de Musique di Parigi. Un grande spettacolo per la rassegna di danza Tersicore, all’auditorium della Conciliazione di Roma e con la direzione artistica di Daniele Cipriani, che vede avvicendarsi le più grandi stelle del firmamento della danza sui prestigiosi palcoscenici italiani.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

LUCIA LACARRA E MARLON DINO: “LIGHT RAIN”

Le due stelle del Bayerishes Staatsballet dell’Opera di Monaco, Lucia Lacarra e Marlon Dino, interpretano magistralmente l’originale coreografia di Gerald Arpino.

Lucia Lacarra, prima ballerina spagnola del Bayerisches Staatsballett dell’Opera di Monaco, e Marlon Dino, suo partner nella stessa compagnia e nella vita, interpretano “Light rain”, la suggestiva e straordinaria coreografia di Gerald Arpino, cofondatore nel 1956 del Joffrey Ballet di Chicago assieme a Robert Joffrey.

“Light rain”, il lavoro più amato e richiesto del Joffrey Ballet e che ne costituisce l’immagine simbolo, è stato creato da Arpino nel 1981 per i nuovi giovani danzatori della compagnia, come regalo per il loro talento ed ispirato ai loro modelli, ai rituali, alle passioni. Un grande spettacolo, che le due stelle Lacarra e Dino ci propongono magistralmente, come documentano le belle immagini di Massimo Danza.

L’evento, tenutosi all’Auditorium della Conciliazione di Roma, è stato curato da Daniele Cipriani, direttore artistico della Rassegna di danza Tersicore.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza