“FINE PROVA MAI”: LA COMPAGNIA BALLET-EX DI NUOVO IN SCENA.

Le prove non finiscono mai, sono gli effetti della vita… Oppure le cause? Luisa Signorelli firma la sua nuova, emblematica coreografia per la Compagnia Ballet-ex.

“Fine prova mai” è il titolo della nuova coreografia creata da Luisa Signorelli per la compagnia Ballet-ex, la cui prima si è svolta il 12 marzo al teatro Viganò di Roma tra i calorosi applausi del pubblico, spesso a scena aperta. Seguiranno altre quattro rappresentazioni: al Teatro Herberia di Rubiera il 26 marzo e poi di nuovo a Roma l’8 aprile al Teatro Orione, il 14 maggio al Teatro Viganò ed il 5 giugno al teatro Olimpico.

L’unica certezza che abbiamo tutti a proposito della nostra esistenza è che le prove non finiscono mai. Le esperienze della vita ci riconducono fatalmente alle nostre debolezze e dobbiamo rispondere non solo affinando le doti naturali, ma soprattutto sviluppando nuove attitudini ed incrementando forza e resistenza. Analogamente a quanto avviene per la danza, ma anche per qualsiasi altra attività in cui si voglia non necessariamente progredire ma anche solo mantenere la posizione acquisita, dobbiamo essere in continuo allenamento, anche perché, come sappiamo bene, gli esami non finiscono mai…

Luisa Signorelli con la danza racconta l’uomo e la sua eterna prova, e lo fa con il grande respiro che contraddistingue le sue creazioni coreutiche: i movimenti prendono quota ed attraversano spazi ampi ed elevati, oltrepassano confini ed arrivano alla sfera immaginativa dello spettatore, suscitando emozioni e meraviglia.

L’opera è circolare, l’inizio coincide con la fine, metafora dell’avvicendarsi dei destini e del ripetersi degli eventi, ogni individualità crede di essere unica nel vivere le proprie esperienze e che invece riguardano l’intera umanità.

Così un magnifico e struggente assolo apre l’opera: il danzatore, camicia bianca che lo individualizza rispetto dagli altri, è raccolto in sé e sembra nascere in quel momento alla vita, le si apre con significativo trasporto. Sono le promesse dell’esistenza, a cui risponde immediato l’anelito umano all’eternità.

Da quel preciso momento, per il nostro danzatore, e così per ciascuno di noi, si aprono le danze, in senso letterale e figurato. Attraverso i vari quadri dell’opera assistiamo allo svolgersi del percorso, e non ci sono più protagonisti ma al centro vi è l’umanità, ciascuno è legato all’altro, le sorti sono condivise e non ci sono vincitori e vinti, ma solo l’alternarsi delle vicende e dei sentimenti, in fondo uguali per tutti. E così la storia termina, con il passaggio simbolico della veste individuale ad un altro soggetto, che comincia il suo cammino, con un nuovo allenamento e nuove prove.

Bellissimi i video che a tratti si muovono sullo sfondo, come la scelta delle musiche, sempre suggestive, a sottolineare i diversi momenti, fino al vigoroso finale, ripreso in parte dalla precedente coreografia e che rimane secondo noi un pezzo da manuale.

La commedia dell’uomo è sempre splendidamente rappresentata dalla coreografa e danzatrice Luisa Signorelli, che sapientemente ne tratteggia slanci e cadute con architetture coreutiche sempre nuove ed avvalendosi di una spettacolare compagnia di ottimi danzatori, dalle considerevoli doti interpretative: Simone Baroni, Danilo Calabrese, Vincenzo Caiazza, Francesco Marino, Carlo Pacienza, Francesco Piazza. Coreografie innovative ed eleganti ma anche un grande affiatamento dei danzatori, uno dei motivi del successo di questa compagnia: ciascuno ha le proprie corde, ogni suono emerge distinto e cristallino in un armonico insieme, ma ciò che li unisce realmente, oltre ad una forte base tecnica, sono la versatilità e la voglia di mettersi in gioco e di sperimentare nuove espressioni del movimento.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

POLE DANCE: SHARA LECTER

La campionessa internazionale di pole dance Shara Lecter, di recente a Roma con il Circo Sensual di Abel Martin, incanta il pubblico con le sue evoluzioni e ci fa scoprire le antiche origini di questa disciplina.

Shara Lecter, soprannominata “il corpo perfetto”, nasce a Madrid, città in cui vive, da madre colombiana e padre spagnolo. L’abbiamo conosciuta a Roma, dove è arrivata per esibirsi con la pole dance nello show “Que calor!”, il Circo Sensuale di Abel Martin, direttore artistico della compagnia Fiesta Escénica e delle sue fortunate produzioni circensi, brillanti spettacoli internazionali di forte attrattiva.

Abbiamo assistito alle prove e poi alla prima di questo divertente ed originale show, portato in scena con grande successo di pubblico all’Atlantico Live di Roma dal 3 al 19 marzo: un varietà in chiave sensuale e mai volgare, con esibizioni acrobatiche e circensi di elevato livello eseguite da alcuni dei migliori artisti internazionali, numeri di cabaret e burlesque, divertissement en travesti, in una atmosfera parigina da cafè chantant e con il coinvolgimento del pubblico.

La pole dance è un’arte che fonde acrobatica e danza, mirata alla esecuzione di figure spettacolari su una pertica montata verticalmente. Richiede doti di forza, scioltezza, coordinazione, agilità flessibilità e resistenza, e regala a chi guarda la magnifica illusione che il corpo dell’artista non sia soggetto ad alcuna gravità mentre disegna arditamente nello spazio, e dalle diverse prospettive, meravigliose architetture.

Shara in scena ha un look avveniristico, che evoca potenza e suggestivi archetipi: testa rasata, tatuaggi, tacchi vertiginosi, forme da dea induista della fertilità, un look che si adatta perfettamente all’essenza di questa arte, la forza, come disciplina del corpo e della mente. Scopriamo che la pole dance deriva da uno sport antico praticato in india il “Mallakhamb”, combinazione delle parole “malla” che significa atleta, o uomo forte, e “khamba”, palo, oggi ancora oggi esercitato dai giovani per sviluppare corpo, mente e volontà.

Shara modella il suo corpo con la tenacia e la passione di uno scultore con la creta, durante lunghi e faticosi allenamenti quotidiani, che pure non le pesano. Predilige uno stile di vita sano, non fa alcun uso di sostanze chimiche per aumentare la massa o la resistenza muscolare, solo alimenti naturali, vita equilibrata, da autentica sportiva. Coltiva la ricerca spirituale, senza targhe e definizioni, due occhi che sorridono sempre e raccontano di un mondo interiore ricco di sensibilità e coscienza, come non se ne incontrano spesso.

Dolce e comunicativa, Shara ha un grande appeal, chi la conosce l’adora, e chi non la conosce se ne sente attratto, andare in giro con lei, anche in tuta e scarpe da ginnastica, significa avere mille occhi puntati addosso. Ha iniziato con la danza classica, che riconosce come la sua base, e poi tante altre discipline sportive, un diploma da infermiera e la passione per la pole dance scoperta qualche anno fa, che l’ha portata ai vertici delle gare internazionali. Esibizioni e competizioni dunque, ma nella sua vita c’è anche l’insegnamento, ha girato un cortometraggio e non le dispiacerebbe lavorare per il cinema.

La sua performance è spettacolare, incanta per bellezza, armonia, ed abilità: il “corpo perfetto” (il suo soprannome) cela uno spirito forte e volontà d’acciaio.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

“QUE CALOR”: ARRIVA A ROMA IL CIRCO SENSUALE DI ABEL MARTIN

L’originale show di Abel Martin regala divertimento ed emozioni, con grandi attrazioni ed una caliente atmosfera glamour. 

A Roma, in anteprima assoluta per l’Italia, è arrivato il Circo Sensual di Abel Martin con il suo spettacolo “Que Calor”, in scena all’Atlantico Live fino al 19 marzo, una co-produzione “La Fiesta Escénica” e Project Leader.

Una esperienza “insolita” per il pubblico italiano, un mix di cabaret, burlesque, esibizioni acrobatiche e circensi, divertissement en travesti, tutto in chiave sensuale e su un palco a più livelli le cui suggestive scene sono evidenziate da una fascinosa cornice barocca di grande effetto visivo, con due giganteschi cavalli rampanti ai lati.

I numeri e le attrazioni sono animati da bellissimi giochi di luce, che regalano effetti da gran varietà, e vedono protagonisti alcuni tra i migliori acrobati ed artisti circensi internazionali, con glamour e garbata malizia ma senza volgarità.

L’Atlantico Live è un locale che presta perfettamente i suoi grandi spazi ad uno show dalla piacevolissima aria parigina, da cafè-chantant: i tavolini a lume di candela fin sotto il palco regalano un pizzico di trasgressione, ma di realmente trasgressivo in realtà c’è solo l’alta qualità delle esibizioni atletiche ed acrobatiche.

Il regista Abel Martin è un sapiente conoscitore delle diverse arti dello spettacolo, ha fondato nel 1995 la compagnia La Fiesta Escènica” e dal 2001 si è trasferito in Galizia (Spagna) deciso a recuperare la sua passione per il circo, completando il team con alcuni dei migliori artisti locali ed internazionali, fondando una scuola di teatro ed avviando così le sue fortunate produzioni circensi.

Ecco alcuni degli artisti impegnati in questa produzione, desideriamo menzionarli per la loro bravura:

Shara Lecter, spettacolare campionessa internazionale di pole dance, Aris Zavatta, proveniente da una delle più famose famiglie circensi spagnole, e le sue incredibili evoluzioni acrobatiche sulla pertica, gli lcarios, ovvero i fratelli Cedeno, quarta generazione di circensi della loro famiglia, nei “giochi icariani”, una disciplina acrobatica nella quale un “agile” è sospinto dalla forza delle gambe del suo partner fino a compiere spettacolari evoluzioni. E poi un travolgente Jonathan Moller, uno dei più famosi artisti al mondo specialista della Cyr Wheel, la grande ruota di materiale metallico, Matthias Tempette e Steven Castillo Aguilar tanto esilaranti quanto abili nel numero della “danza degli asciugamani”, in cui danzano “in déshabillé” scambiandosi, a ritmo di musica, i due piccoli asciugamani che coprono i loro corpi, senza mai scoprirsi (o quasi). Ma ancora Luis Morales e Xavo Jimsa, acrobati provenienti dal Messico dove si sono diplomati in Performing Arts e Circo Contemporaneo, con le aerial straps o cinghie acrobatiche, Leilani Franco una pluripremiata contorsionista e coreografa inglese, che si esibisce dentro una grande, scenografica vasca trasparente piena d’acqua, il Trio Fresh che si esibisce nel trapezio triplo, acrobazie aeree effettuate a tre, contemporaneamente nello stesso attrezzo.

Lo spettacolo è davvero divertente e regala emozioni, è destinato ad un pubblico maggiore di 14 anni e sarà in scena fino al 19 marzo.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

 

LE GIOVANI LEVE DEL MUSICAL

I giovani allievi di una scuola romana si aggiudicano il primo posto in un celebre contest tra le migliori accademie di musical, confermando il crescente interesse dei ragazzi verso questa entusiasmante forma di spettacolo.

Il musical è una rappresentazione teatrale o cinematografica, spesso di genere brillante e di ambientazione americana, in cui l’azione viene portata sulla scena non solo dalla recitazione, ma anche dalla musica, dal canto e dalla danza: linguaggi diversi uniti tra loro grazie ad una orchestrazione perfetta che ne consente il fluire spontaneo e naturale.

Una forma di spettacolo sempre più amata dal pubblico e che attira tanti giovani artisti, sia che intendano farne una professione, sia che la coltivino soltanto per puro divertimento: offre loro l’opportunità di comunicare creativamente in modo completo, in una varietà espressiva che difficilmente è concessa da altre arti performative.

Guardiamo con interesse e viva approvazione allo sviluppo di questa passione tra i giovani performers, i quali studiano con entusiasmo e sana dedizione le diverse discipline dello spettacolo, come gli allievi di una scuola romana, la “Evoluzione e Benessere” diretta da Eleonora Benedetti in collaborazione con il Cappellaio Matto Musical Academy, i quali hanno recentemente conquistato il primo posto sui gruppi dal vivo nella categoria allievi (dai 12 ai 15 anni) in un celebre contest tra le migliori scuole di musical organizzato a Firenze da “Professione Musical” durante l’appuntamento annuale di “Danza in Fiera”.

Come in tutti i musical che si rispettino i ragazzi hanno cantato interamente dal vivo, senza cori di rinforzo, con un’ottima pronuncia inglese, mentre la parte recitata è stata tradotta in italiano. Il medley tratto dal musical “Matilda”, è stato ideato e preparato coreograficamente da Erica Picchi, mentre la preparazione al canto è stata curata da Lavinia Fiorani.

I nostri più affettuosi complimenti ai ragazzi ed alla loro scuola: ne pubblichiamo qualche immagine scattata da Massimo Danza in occasione dello stesso spettacolo portato in scena a dicembre.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

LA “COPPELIA” DI AMEDEO AMODIO: SOGNANDO HOLLYWOOD

E’ andata in scena al Teatro Nuovo Giovanni da Udine la attesissima prima di “Coppélia” di Amedeo Amodio: un grande successo di pubblico per un gioiello del balletto italiano riproposto con gli allestimenti originali dalla produzione Daniele Cipriani Entertainment.

Al Teatro Nuovo Giovanni da Udine è andata in scena con grande successo di pubblico la attesissima prima di “Coppélia” con la regia e le coreografie di Amedeo Amodio, riproposta con gli allestimenti originali dalla produzione Daniele Cipriani Entertainment che ne ha curato il recupero ed il restauro. L’assistenza alla coreografia è di Stefania Di Cosmo, le scene sono di Emanuele Luzzati e Luca Antonucci, i costumi di Luisa Spinatelli, le luci di Marco Policastro, le musiche di Léo Delibes e Giuseppe Calì.

Ad interpretare l’opera, nata nel 1995 per l’Aterballetto, il corpo di ballo ed i solisti della Daniele Cipriani Entertainment assieme ai primi ballerini Anbeta Toromani ed Alessandro Macario.

La storia si ispira al racconto di E.T.A. Hoffmann, “L’uomo della sabbia”, mentre l’azione si svolge interamente su un grande set cinematografico e si sviluppa durante le immaginarie riprese di un film, sotto la direzione dell’ambiguo regista Coppelius il quale, nel suggestivo prologo a sipario chiuso, appare da solo mentre assiste a quella che poi sarà la scena finale del “film”: la caduta nel vuoto di Nataniele, magistralmente rievocativa delle atmosfere di “Vertigo” di Hitchcock. Sin dal principio viene quindi a crearsi una sottile tensione nello spettatore, un fatale presagio la cui ombra seguirà l’intera opera.

Si apre il sipario ed inizia lo spettacolo. Coppelius mostra a Nataniele le sequenze del film, ed egli vi entra come Alice nello specchio, attraversando frammenti di scene che lo spettatore ricomporrà immaginativamente solo alla fine, in un quadro acceso ed inquietante.

Come in Hitchcock, anche qui il cinema è occhio-schermo, uno sguardo che spia, con frequenti riferimenti all’atto del “vedere”, agli occhi, ed ai dispositivi che ne intensificano il potere: macchine fotografiche, proiezioni su di un grande schermo in tempo reale di ciò che appare in scena.

Nataniele è un giovane ossessionato dagli occhi, la conseguenza del terrore inculcatogli nell’infanzia dalla madre la quale, per convincerlo ad addormentarsi, gli raccontava dell’uomo della sabbia, un orco che accecava i bambini riottosi al sonno.

Fidanzato con Clara, Nataniele si innamora di Olimpia, ipnotizzato dal suo sguardo che incrocerà per brevi istanti grazie alla regia di Coppelius: in realtà Olimpia è un automa creato dal regista il quale, tramite la bambola, esercita su Nataniele un misterioso potere.

Clara, in preda alla gelosia, si infiltrerà nel laboratorio di Coppelius, riuscirà a scoprire la reale natura di Olimpia e ne assumerà le sembianze, ammaliando a sua volta Coppelius e finendo col riconquistare l’amato.

Ma il giogo di Coppelius su Nataniele non è finito ed il mago-regista utilizzerà proprio il richiamo della ossessione del giovane per indurlo a gettarsi da una torre.

La storia prende il volo sulle fantastiche ali del grande cinema holliwoodiano, ricreandone le atmosfere leggendarie degli anni d’oro di Ginger Rogers e Fred Astaire, Gary Cooper e Marlon Brando: lo sfavillante Amodio, con magici pennelli di danza e regia, inserisce nel suo affresco i miti del nostro immaginario collettivo, con l’omaggio ai grandi musical ‘Sette spose per sette fratelli’, ”Bulli e Pupe’, ‘Un americano a Parigi’, introducendo in scena anche tre leggendari personaggi, Charlot Frankenstein e Dracula, emblemi cinematografici ormai consegnati alla storia.

Tutto è pervaso di leggerezza ed umorismo, persino il sotto testo oscuro del racconto, lasciato intatto dal maestro Amodio nel suo spessore sinistro o “perturbante”, termine quest’ultimo utilizzato da Sigmund Freud il quale giudicò Hoffmann, l’autore del racconto originale, il maestro indiscusso del “perturbante” nella letteratura, volendo intendere con questo aggettivo un aspetto della paura che si sviluppa quando qualcosa di familiare viene avvertito allo stesso tempo nella propria estraneità.

Geniale la scena della balera, all’inizio del secondo atto, un kubrickiano, fantastico viaggio di Nataniele nei propri desideri modulato su diversi balli e le rispettive allusive connotazioni: valzer, cha-cha-cha, mambo, tango.

I piani di lettura offerti dalla visionarietà caleidoscopica di Amodio sono molteplici e raffinati, supportati dalle scene immaginifiche di Luzzati/Antonucci, un immenso cielo, un hangar, un vagone ferroviario, mura tappezzate di manifesti d’epoca con figure fantastiche, camere misteriose in cima ad una scala; i meravigliosi costumi di Luisa Antonucci ricreano perfettamente l’ambientazione storica e cinematografica e le luci di Marco Policastro sottolineano sapienti le atmosfere di scena.

Una grande interpretazione del corpo di ballo, drammaturgicamente coeso, frizzante ed atletico, e dei suoi pregevoli solisti, come Giulia Neri (l’inquietante Olimpia), Valerio Polverari un autoironico Frankenstein dalla irresistibile vis comica, Francesco Moro il tenero ed acrobatico Charlot, Ferdinando De Filippo il suggestivo Dracula, ed infine il Coppelius di Umberto De Santis, sofisticato ed ambiguo ma tuttavia simpatico come il molleggiato Celentano. Anbeta Toromani (Clara) incanta per eleganza e poesia, la sua fine arte coreutica arriva sempre dritta al cuore. Alessandro Macario (Nataniele) riempie la scena con la sua grande presenza di danzatore e le intense doti interpretative: in coppia le due stelle fanno scintille, un vero piacere vederli ballare assieme.

Una Coppélia avvincente come un film noir, spumeggiante come un musical, divertente come un varietà, incastonata con quella magia che solo chi conosce profondamente il mezzo teatrale può offrire: un magnifico spettacolo, che appaga artisticamente tutti i palati e non solo gli amanti del grande balletto.

“Coppélia” di Amedeo Amodio sarà ancora in scena a Carpi ( 20 gennaio – Teatro Comunale), Piacenza ( 22 gennaio -Teatro Municipale), Pavia ( 3 febbraio – Teatro Fraschini), Bologna (16 – Teatro Duse), Gorizia (18 febbraio – Teatro Comunale).

Paola Sarto

Foto di Massimo Danza

TERABUST E DEREVIANKO TORNANO AL TEATRO VALLI DI REGGIO EMILIA PER APPLAUDIRE LO SCHIACCIANOCI DI AMODIO/LUZZATI DI CUI FURONO I PROTAGONISTI NEL 1989.

Il 4 gennaio la tournée dello “Schiaccianoci” di Amodio/Luzzati, prodotto da Daniele Cipriani, ha fatto tappa al teatro Romolo Valli di Reggio Emilia, tornando così dopo 28 anni nel luogo dove si svolse la sua prima assoluta, il 6 gennaio del 1989, con i primi ballerini Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko, tornati oggi ad applaudire il nuovo cast.

Una serata straordinaria che ha visto il teatro gremito e come ospiti diverse personalità e tecnici dell’Ater Balletto di ieri e di oggi, danzatori, amici, coreografi, rappresentanti del mondo della danza, dell’arte e della cultura, e poi loro, i due grandi primi ballerini per i quali Amedeo Amodio creò lo spettacolo: Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko. Terminato lo spettacolo, accolto da grande calore ed entusiastici applausi, la Terabust e Derevianko sono andati ad abbracciare il maestro Amodio e a congratularsi con tutto il cast e soprattutto con i primi ballerini di oggi, Anbeta Toromani e Vito Mazzeo: attimi di grande emozione tra chi ha condiviso la stessa importante esperienza artistica, nello stesso luogo ma in momenti temporali diversi, difficile da descrivere ma che forse le immagini di Massimo Danza riescono in parte a restituire.

Allo spettacolo sono seguiti i festeggiamenti in un clima di familiarità ed affetto, e per i più giovani o per chi non ha vissuto gli eventi della danza di quegli anni, vale la pena fare un passo indietro.

Nel gennaio del 1989 un grande spettacolo debuttava per la prima volta al Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia. Erano gli anni d’oro del balletto in Italia, e dunque dell’Ater Balletto, bandiera della danza in Italia, che presentava il suo Schiaccianoci con la regia e le coreografie di Amedeo Amodio e le scene ed i costumi di Emanuele Luzzati. I primi ballerini erano le due stelle Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko.

Abbiamo chiesto a Simonetta Allder, che era presente quella sera in qualità di critico, di raccontarci qualche suo ricordo dello spettacolo.

“La serata fu indimenticabile, una impressione straordinaria, forse paragonabile a quella che ebbero gli italiani quando, appena terminata la guerra, arrivò per la prima volta in Italia il film di animazione “Biancaneve” di Walt Disney, una pellicola di elevato livello tecnico e creativo. Fu un trionfo, uno spettacolo fortemente innovativo per quegli anni ed inoltre non c’erano ancora tutte le rivisitazioni dei balletti classici a cui assistiamo oggi. Vedere lo Schiaccianoci di Amodio/Luzzati fu proprio come entrare in un’opera d’arte vivente, costituita dalla fusione di diverse forme artistiche.”

“Elisabetta Terabust? Una ballerina d’eccezione, sicura e precisa, con spiccate doti di sensibilità ed intuito, una grande artista; Vladimir Derevianko un grandissimo ballerino dalle diverse possibilità interpretative: nelle sue corde nobiltà ma anche carattere, con una fisionomia che si prestava in tal senso, poteva interpretare il giullare ed il principe. Amodio conosceva di entrambi i danzatori tutta la gamma espressiva, sapeva perfettamente come esaltarne le qualità”.

Dopo diverse repliche, lo Schiaccianoci di Amodio rimase uno spettacolo di nicchia, mentre i suoi allestimenti finirono nei depositi di Aterballetto, destinati probabilmente a perdersi se non fosse intervenuto un brillante impresario.

“Quando Daniele Cipriani ha pensato di recuperare quest’opera ne ha compreso la fondamentale importanza, si tratta realmente di un vero gioiello del repertorio italiano del secondo novecento: un’idea assolutamente originale, la sinergia con Emanuele Luzzati, il capire che il balletto poteva fondersi con altre forme d’arte, la recitazione, la danza, i costumi, l’arte della scenografia, l’inserimento delle voci, del teatro delle ombre, un patrimonio culturale ed artistico nella sua visione d’insieme, e non solo per la danza”.

La tournée, iniziata a fine ottobre, si concluderà il 14 gennaio con l’ultima tappa a Ravenna, passando da Pordenone: la nostra viva speranza è che lo Schiaccianoci possa tornare regolarmente a ripetersi sulle scene italiane e non solo, come è giusto che sia per questo patrimonio artistico dell’umanità.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

 

ASHLEY BOUDER E ANDREW VEYETTE: UNA VENTATA BALANCHINE SULLO SCHIACCIANOCI DI AMODIO/LUZZATI.

Il 14 dicembre abbiamo assistito allo “Schiaccianoci” al Teatro Verdi di Trieste, con la regia e le coreografie di Amedeo Amodio, le scene ed i costumi di Emanuele Luzzati e le musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij suonate dal vivo dall’orchestra del Teatro Verdi diretta dal M° Alessandro Ferrari.

Questo emozionante spettacolo, prodotto da Daniele Cipriani Entertainment, sta girando l’Italia con crescente successo e vede avvicendarsi diverse coppie di celebri primi ballerini; ciascuna coppia reca un timbro personale, una coloritura esclusiva, dettagli artistici che impreziosiscono la genialità dell’opera, a beneficio di un pubblico che dimostra di apprezzare la danza.

Dopo Rebecca Bianchi, Anbeta Toromani, Alessio Rezza, Vito Mazzeo, Alessandro Macario, la coppia dei primi ballerini questa volta arriva da oltre oceano: Ashley Bouder ed Andrew Veyette, stelle del New York City Ballet.

Siamo arrivati in questo teatro con la particolare emozione di trovarci nel tempio della lirica che accolse, nella metà del 1800, le numerose repliche del “Nabucco” di Giuseppe Verdi, colonna sonora dei travolgenti ideali risorgimentali di quegli anni.

E dunque, quanto mai consapevoli del fondamentale contributo dell’Arte allo svolgersi della Storia, abbiamo atteso trepidanti, ancora una volta prima dell’inizio di un’opera, l’aprirsi del sipario su uno degli spettacoli più interessanti e coinvolgenti ai quali abbiamo assistito, assai curiosi di vedere l’ ”effetto americano” su quest’opera così italiana nel suo genio creativo.

E non siamo certo rimasti delusi. La fresca ventata Balanchine ci ha regalato l’ebrezza del veleggiare nel mare aperto della danza: la coppia Bouder-Veyette ci ha incantato per la fresca musicalità con cui ha dato vita a Clara e Schiaccianoci; con estro moderno e purezza classica di linee, ci hanno regalato una interpretazione spumeggiante, perfettamente integrati da un italianissimo corpo di ballo, esperto ed elegante con i suoi virtuosi solisti.

Lunghi applausi hanno accolto i ringraziamenti degli artisti a fine spettacolo: la tourneé continuerà ancora fino al 14 gennaio, sarà a Bologna, Firenze, Ancona, Reggio Emilia, Pordenone Ravenna.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

IL REALISMO POETICO DI GIANLUCA CAPPADONA: LA DANZA RACCONTA LA SOCIETA’.

Le coreografie di Gianluca Cappadona, interpretate da Paola Stefano e Salvatore Lombardo, conquistano pubblico e giuria in ben due dei prestigiosi concorsi coreografici organizzati da Luisa Signorelli.

Nel qualificato contesto dei concorsi coreografici organizzati da Luisa Signorelli, abbiamo assistito a due spettacoli di Gianluca Cappadona, ed in entrambi i casi le sue coreografie sono risultate vincitrici del primo premio.

La prima coreografia, presentata a giugno al Teatro Olimpico di Roma, è intitolata come l’omonima canzone di Marco Masini “Perché lo fai”, il disperato appello di amore di un ragazzo ad una ragazza drogata: con la droga si rischia di perdere proprio quello che può far bene, questo è il messaggio chiaro e forte di questa coreografia.

La seconda coreografia, presentata il 27 novembre al Teatro Orione di Roma, si intitola “La canzone dei vecchi amanti” ed è modellata sullo struggente testo di Jaques Brel nella celebre interpretazione di Franco Battiato. Lo spettacolo si apre con la declamazione della delicata poesia di Alda Merini , “Il sole dei vecchi”, che introduce teatralmente la composizione coreutica: ad una coppia di anziani, provata dalla vita nel corpo e nello spirito, viene aperta una finestra sul passato che fa rivivere loro l’appassionata giovinezza del proprio amore.

E solo quando si guardano le mani, che ne rivelano l’età, tornano al presente, più che mai consapevoli di quanto li abbia uniti, nel bene e nel male delle molteplici esperienze vissute assieme; stretti l’uno all’altra si abbandonano ad una solitudine di cui una voce fuori campo ci svela la malinconica realtà: i vecchi hanno molto da raccontare, semprechè ci sia qualcuno disposto ad ascoltarli. Un pensiero con cui Gianluca ha voluto concludere questo pezzo.

Interpreti di entrambe le coreografie i due danzatori Paola Stefano e Salvatore Lombardo, provenienti da “Progetto Danza”, la scuola di Gianluca Cappadona. I due artisti conquistano il pubblico per il realismo della loro interpretazione e per la profondità dei sentimenti che riescono a trasmettere. Seguono plasticamente la musica e le sue assonanze, secondo gli accordi di una coreografia fluida ed armoniosa, che riesce ad esprimere luci ed ombre di temi non facili da raccontare.

Gianluca Cappadona, danzatore e coreografo calabrese di Paola, in provincia di Cosenza, vanta una solida formazione ed una lunga esperienza nella danza, con spettacoli e trasmissioni televisive assieme a personaggi celebri e colleghi come Mia Molinari, Roberta Fontana, Alessandro Foglietta. Rientrato in Calabria ha aperto una scuola di danza ad Amantea e poi a Paola, sua città di origine, la scuola “Progetto Danza”, che vanta una propria compagnia. Oggi Gianluca è un autorevole punto di riferimento per la danza sul territorio calabro: oltre alla attività di formazione tiene stages e la sua compagnia è invitata regolarmente ad eventi e manifestazioni, partecipa a rassegne e concorsi sul territorio nazionale e spesso ne riceve premi.

Siamo stati profondamente emozionati da entrambi i lavori di Gianluca Cappadona ed abbiamo voluto conoscere qualcosa in più del suo modo di creare e di lavorare.

“Sono molto interessato alle tematiche sociali: per chi come me ha la fortuna di portare in scena degli spettacoli penso sia importante proprio in questi preziosi momenti lanciare dei messaggi che facciano riflettere il pubblico, ma sempre con positività”.

Gianluca fa un importante lavoro di ricerca sulla musica, ascolta una canzone, gli piace pensarla e poi studia la coreografia sui danzatori, di cui conosce le potenzialità. Chiede ai suoi allievi un intenso lavoro sull’interpretazione: “devono metterci il cuore per dare un’anima alla coreografia: essere un bravo esecutore non è sufficiente ad emozionare pubblico”.

Il prossimo spettacolo andrà in scena a gennaio, ci sta lavorando: è un pezzo sulla sensualità femminile, per ridisegnarne quei confini che oggi spesso coincidono con la volgarità.

Un desiderio di Gianluca? Trovare un po’ di tempo per volare a Londra, di cui stima particolarmente l’ambiente creativo, per riceverne nuovi stimoli e crescere artisticamente.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

ANBETA TOROMANI E VITO MAZZEO NELLO “SCHIACCIANOCI” DI AMODIO/LUZZATI.

I due primi ballerini sono nel cast di stelle dello “Schiaccianoci” di Amodio/Luzzati, attualmente in tournée in Italia, ed hanno riscosso i lunghi applausi del pubblico al teatro Petruzzelli di Bari.

Il pubblico del Teatro Petruzzelli di Bari ha applaudito calorosamente Anbeta Toromani e Vito Mazzeo nella loro interpretazione di Clara e Schiaccianoci nell’omonimo spettacolo di Amedeo Amodio con le scenografie ed i costumi di Emanuele Luzzati e le memorabili musiche di  Čajkovskij: una produzione in grande scala di Daniele Cipriani Entertainment, attualmente impegnata in una lunga tournée in Italia e che vede l’alternarsi di altri celebri stelle del balletto quali Ashley Bouder, Rebecca Bianchi, Andrew Veyette, Alessandro Macario, Alessio Rezza.

Anbeta Toromani, diplomata all’ Accademia di Danza di Tirana, sua città natale, e successivamente prima ballerina al Teatro dell’Opera di Tirana, ha interpretato i maggiori ruoli del repertorio ballettistico e si è imposta all’attenzione del grande pubblico italiano grazie alla sua partecipazione alla trasmissione televisiva “Amici” di cui è divenuta prima ballerina, dimostrando da subito le sue eccellenti doti tecniche ed artistiche ed ottenendo così una grande popolarità.

Ha conseguito diversi riconoscimenti ed ha partecipato a numerosi spettacoli e gala, ospite presso i maggiori teatri come il San Carlo di Napoli, il Massimo di Palermo, Il Verdi di Trieste, il regio di Parma.

Vito Mazzeo, di origini calabresi, si è diplomato al Teatro alla Scala di Milano per poi entrare al Royal Ballet di Londra e proseguire con il Teatro dell’Opera di Roma, il San Francisco Ballet ed il Dutch National Ballet. Principal dancer con larga esperienza dei ruoli di rilievo del repertorio, è ospite internazionale di spettacoli ed eventi.

Il prossimo appuntamento per lo Schiaccianoci di Amodio/Luzzati è dal 14 al 18 dicembre al Teatro Verdi di Trieste, con Ashley Bouder e Andrew Veyette e di nuovo Anbeta Toromani questa volta con Alessandro Macario.

Seguiranno le tappe di Bologna (Teatro Europa Auditorium) il 20 dicembre, Firenze (Teatro Verdi) il 22, Ancona (Teatro delle Muse) il 28 dicembre, Reggio Emilia (Teatro Romolo Valli) il 4 gennaio, Pordenone (Teatro Verdi) il 10 gennaio, Ravenna (Teatro Dante Alighieri) il 14 e 15 gennaio 2017.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza

REBECCA BIANCHI, ANBETA TOROMANI, ALESSIO REZZA E VITO MAZZEO: AL TEATRO PETRUZZELLI DI BARI OVAZIONE DEL PUBBLICO PER LE STELLE DELLO SCHIACCIANOCI DI AMODIO/LUZZATI.

Al Teatro Petruzzelli di Bari, gremito per l’evento della danza, le stelle dello Schiaccianoci di Amodio/Luzzati Rebecca Bianchi ed Anbeta Toromani, assieme ai primi ballerini Alessio Rezza e Vito Mazzeo, hanno emozionato il pubblico che li ha acclamati con entusiasmo.

 

 

Dopo il successo dell’anteprima di Perugia e della prima a Modena, la tournèe dello Schiaccianoci di Amedeo Amodio ha preso il volo verso la tappa successiva, Bari, dove ha registrato il tutto esaurito al Teatro Petruzzelli per ben 5 recite in tre giorni, con 40 artisti in scena accompagnati dall’orchestra e dal coro del Teatro Petruzzelli diretti dal M° Alessandro Ferrari.

 

La musica immortale di Ciaikovsky, suonata dal vivo nell’aulica cornice del Petruzzelli, ha intriso l’opera del suo profondo simbolismo e ne ha esaltato la liricità mentre, sulla solida compagine di un vigoroso e brillante corpo di ballo arricchito dalle punte di diamante dei suoi solisti, è spiccato il talento delle stelle Rebecca Bianchi e Anbeta Toromani, alternatesi negli spettacoli e affiancate rispettivamente dai primi ballerini Alessio Rezza e Vito Mazzeo. Il pubblico ha risposto con calore ed entusiasmo alla magia dello spettacolo e, al momento dei saluti finali, è esploso nell’ovazione per i primi ballerini.

Uno spettacolo in grande scala, prodotto da Daniele Cipriani Entertainment, con le scenografie ed i costumi di Emanuele Luzzati, una originale composizione ballettistica, felice connubio delle diverse arti in un trionfo del moderno genio italiano, atteso in molte altre città italiane: il prossimo appuntamento è dal 2 al 4 dicembre al Teatro degli Arcimboldi di Milano, con il debutto nello spettacolo di una nuova coppia di stelle, Ashley Bouder, prima ballerina del New York City Ballet, e Alessandro Macario (Teatro San Carlo di Napoli), che si alterneranno con Rebecca Bianchi ed Alessio Rezza, per poi proseguire al Teatro Verdi di Trieste dal 14 al 18 dicembre, ancora una volta con l’orchestra, e poi ancora Bologna, Firenze, Ancona, Pordenone, Reggio Emilia, Ravenna.  Da non perdere.

Paola Sarto

Foto Massimo Danza