Dorothée Gilbert e Hugo Marchand in “Esmeralda”.

I due danzatori hanno dato vita, nell’ambito de Les Étoiles Gala Internazionale di Danza a cura di Daniele Cipriani, ad un armonioso passo a due di repertorio classico.

Hugo Marchand e Dorothée Gilbert si sono misurati con il passo a due tratto da “Esmeralda” di Petipa e Perrot, basato sul romanzo “Notre-Dame de Paris” di Victor Hugo, ma con un lieto fine molto ‘politicamente corretto’…
“Esmeralda”, è un balletto di repertorio classico, coreografato da Jules Perrot e musicato da Cesare Pugni. La trama si incentra sulla bella Esmeralda, affascinante gitana contesa dal cantastorie Gringoire e dall’arcidiacono Frollo, che sguinzaglia il gobbo Quasimodo per rapirla e tenerla prigioniera. All’atto del rapimento, però, la protagonista viene salvata da Phoebus, bellissimo soldato dal cuore gentile che risparmia Quasimodo su accorata richiesta di Esmeralda. L’incontro tra i due giovani risulta essere il fattore scatenante di un nuovo e possente amore, che spinge Phoebus a scappare con l’amata dopo essere stato lasciato da Fleur de Lys, delusa dal comportamento poco onesto del suo ormai ex promesso sposo. Giunti in una vecchia locanda, Phoebus ed Esmeralda si giurano amore eterno, noncuranti della presenza di Frollo nella stanza attigua. L’arcivescovo dunque, deciso a non lasciare la gitana a nessun altro, accoltella segretamente l’eroe con il pugnale di Esmeralda, accusandola poi il mattino seguente e condannandola quindi a morte. Il finale della storia vede Esmeralda sul punto di essere impiccata, salvata però dal provvidenziale intervento di Phoebus che, curato dalla pugnalata, racconta il vero susseguirsi degli eventi ed uccide, in una colluttazione, il malvagio Frollo.

La prima rappresentazione del balletto avvenne il 9 Marzo 1844, con la mirabile Carlotta Grisi capace di incantare il Her Majesty’s Theatre di Londra. Successivamente le rivisitazioni della coreografia interessarono molti celebri coreografi e ballerini: la versione più famosa è sicuramente quella di Marius Petipa, databile 1886 e messa in scena al Mariinkij di San Pietroburgo. Tra i più noti balletti del repertorio romantico, “La Esmeralda” è stato interpretato da numerose etoile femminili, tra cui la celebre Fanny Essler, acclamata protagonista della prima versione pietroburghese rimontata nel 1858 dallo stesso Perrot. Contributo fondamentale alla crescente celebrità della coreografia, inoltre, fu l’aggiunta di due pas de deux da parte di Petipa nella sua versione pietroburghese. La trama classicamente romantica, con un episodio negativo che non impedisce però al positivo finale di compiersi, si allinea perfettamente con il tentativo russo di proporre al popolo eroi positivi e vincenti, in una silenziosa ma precisa propaganda utilizzata dal regime zarista prima e da quello comunista poi, per inculcare nella mente della popolazione l’amore e l’abnegazione verso la loro Grande Madre Russa.

Dorotée Gilbert, étoile dell’Opéra di Parigi, stella del firmamento di uno dei teatri più prestigiosi al mondo.

Decisa, fin dalla tenera età, a raggiungere il più alto gradino della schiera gerarchica dell’Opéra, Dorothée è stata fin troppo franca nel dichiarare di non avere avuto tutte le qualità richieste ad una ballerina. Ha pubblicato senza problemi le pagelle non proprio brillanti dei suoi anni in accademia. Solo «la rabbia di arrivare» ed una tenacia fuori dal comune, unite ad un lavoro estenuante che non conosceva né Domeniche né vacanze, l’hanno fatta diventare quello che è oggi. Un isolamento dal mondo (studiava a scuola al mattino ed il resto del tempo lo passava a migliorarsi in sala da ballo) da fare traballare psicologicamente in poco tempo chiunque, un isolamento durato ben 6 anni (gli anni passati in accademia).

Passa dunque il messaggio che oggi sa quasi di antico: non importa se non hai le qualità richieste, se ti applichi e ti sfinisci di intenso lavoro, puoi realizzare il tuo sogno. Oggi, che moltissimi ragazzi sono quasi esclusivamente condizionati da YouTuber o influencers che solo in apparenza sembrano avere creato dal nulla un mestiere altamente redditizio, dal facile guadagno, vedo come uno sprone questo racconto. Sotto questo aspetto, l’Opéra è molto dura ma coerente con questo discorso, poiché, ad ogni esame di fine d’anno, non tutti passano al corso successivo e chi non passa é fuori dai giochi.

Hugo Marchand è entrato nella scuola di danza dell’Opera di Parigi nel 2007. Lo abbiamo visto ballare i passi immaginati da Nureyev, Ashton, Kylian, Neumeier, Carlson, Forsythe o Millepied, con grazia e forza espressiva. Il 3 Marzo 2017, mentre la Compagnia era in tour in Giappone con La Sylphide di Pierre Lacotte, Aurélie Dupont, direttrice di danza, lo ha nominato star alla fine dello spettacolo, premiando un solista preciso e sensible, dalla tecnica solida ed un ballo di qualità. È anche La Sylphide che chiuderà la stagione del Palais Garnier, una stagione che costituisce per Hugo Marchand il culmine di molti anni di lavoro e l’inizio di un bellissimo percorso da star in prospettiva.

“Decidere di ballare è stata una rivelazione spirituale, un bisogno fisico ed emotivo, un seme che germoglia … Abbiamo tutti la stessa ansia, quella di deperire fisicamente”, preoccupa Hugo Marchand. Perché per un ballerino di questo calibro l’esercizio deve essere quotidiano, si nota una giornata senza allenamento. E anche se l’autodisciplina è una qualità essenziale a questo livello, è necessario riuscire a motivarsi in condizioni tutt’altro che ottimali: librarsi, saltare, virare sono tutti movimenti che richiedono spazio e terreno adeguati. Si tratta quindi di fare il meglio organizzandolo in modo positivo. È così che Hugo Marchand, in epoca di Covid, si allena in videoconferenza con sette colleghi, sotto la direzione dell’ex ballerina Florence Clerc. Ogni giorno di questo confino, alle 11.00, il gruppo impone esercizi ad alta quota in mezzo ai tavoli da pranzo e ai divani in un’atmosfera di classe, dove le risate si mescolano all’energia e alla serietà della disciplina. Con un obiettivo imperturbabile, tornare in buona forma dopo la reclusione per restituire al pubblico questo incanto della danza.

LF Magazine

Foto: Massimo Danza