Prima Mondiale di “Le Spectre”

Ispirato al celebre “Le Spectre de la rose” di Michel Fokine, il brano rievoca l’incontro d’arte e di vita tra Sergei Diaghilev e Vaslav Nijinsky. Con la coreografia di Giorgio Mancini realizzata per i solisti della Compagnia Daniele Cipriani, Marco Lo Presti (Sergei Diaghilev) e Mattia Tortora (Vaslav Nijinsky), ha visto la partecipazione dell’attrice Vanessa Gravina, in un inedito programma che ha omaggiato il genio e l’opera dei due grandi artisti russi.

A 110 anni dalle storiche esibizioni parigine che diedero vita ai leggendari Ballets Russes, “Dancing Heritage – A tribute to Diaghilev and Nijinsky”, ha reso omaggio ad una delle pagine più significative della storia della danza.

Fu Sergei Diaghilev (Selišči, 19 Marzo 1872 – Venezia, 19 Agosto 1929), instancabile impresario teatrale russo, la mente creatrice dei nuovi scenari destinati a segnare la danza d’inizio secolo. Grazie al suo spirito visionario, alcune delle più luminose figure artistiche del tempo – compositori, coreografi, scenografi e danzatori – si ritrovarono al centro della più grande e innovativa esperienza della storia della danza del ‘900. Composta dai migliori giovani ballerini russi, quasi tutti provenienti dal Teatro Mariinsky, la compagnia dei Balletti Russi aprì le danze nel 1909 al Théâtre du Chatelet di Parigi: in scena, in quelle sere di maggio, la più celebre ballerina di tutti i tempi, Anna Pavlova, e il giovanissimo Vaslav Nijinsky (Kiev, 12 Marzo 1890 – Londra, 8 Aprile 1950), divino danzatore e genio del balletto destinato a rivoluzionare il corso dell’arte del ‘900. Con Diaghilev, Nijinsky e gli artisti vicini ai Ballets Russes, da Lèon Bakst a Picasso, da Claude Debussy a Igor Stravinsky, da Michel Fokine a Léonide Massine, nasceva un’esperienza teatrale del tutto nuova che superava i canoni del balletto ottocentesco e diffondeva un’ideale di opera d’arte totale, in cui soggetto, musica, scenografia, costumi e danza fondevano i rispettivi elementi di eccellenza.

La serata “Dancing Heritage – A tribute to Diaghilev and Nijinsky” ripercorre le tappe di questa ‘rivoluzione’, lasciando che storia e presente si incontrino nel segno di un’arte in continua trasformazione. In scena, i solisti e il corpo di ballo della Compagnia Daniele Cipriani (Italia) e del Teatro Nazionale Croato di Spalato (Croazia), con la partecipazione dell’attrice Vanessa Gravina, in un inedito programma che ha omaggiato il genio e l’opera dei due grandi artisti russi.

In apertura la prima mondiale di “Le Spectre”, creazione di Giorgio Mancini (già direttore artistico del Ballet du Grand Théâtre de Genève e del MaggioDanza e coreografo per i più importanti teatri italiani e internazionali) su musica di Carl Maria von Weber realizzata per i solisti della Compagnia Daniele Cipriani, Marco Lo Presti e Mattia Tortora. Ispirato al celebre “Le Spectre de la rose” di Michel Fokine, il brano ne rievoca le dolci tensioni proiettandole sull’incontro d’arte e di vita tra Sergei Diaghilev e Vaslav Nijinsky. Intrecciati in amore e odio, simbiosi e distanze, Mancini li immagina insieme in un pomeriggio di ricordi e poi, ancora una volta, separati; sarà lo ‘spettro’ di Diaghilev, in questo caso, ad apparire in sogno a Nijinsky, animo vulnerabile d’artista appassionato, percorso da desiderio e turbamento.

Segue “The rite of Atlantis”, coreografia di Igor Kirov: ispirandosi al lavoro del genio musicale russo Igor Stravinsky (“The Rite of Spring”, composto nel 1913 per i Ballets Russes e rappresentato a Parigi con coreografia originale di Vaslav Nijinsky), il compositore croato Mirko Krstičević crea un percorso musicale ed emotivo del rapporto tra uomo e donna; una ricerca di armonia, che si traduce coreograficamente in alti e bassi di energia ed emozioni, tra senso di appartenenza, passione, desiderio e fede, uniti al bisogno di libertà e di auto-realizzazione.

Torna in scena anche “L’après-midi d’un faune”, storica versione di Amedeo Amodio del balletto di Vaslav Nijinsky, che tanto scandalo destò alla sua creazione (1912), sulle note di Claude Debussy: curve musicali che accompagnano le sinuosità dei corpi danzanti e ricreano atmosfere di una classicità ideale. In un tardo pomeriggio estivo, un Fauno si risveglia e, insieme a lui, tutti i sensi di quel suo corpo antropomorfo. Con debutto al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1972, la creazione di Amedeo Amodio, passo a due di grazia e sensualità, è stata ripresa in più occasioni anche alla Scala di Milano; con i suoi nuovi interpreti, i solisti della Compagnia Daniele Cipriani, torna oggi sui nostri palcoscenici con il vigore della contemporaneità che si riappropria del passato.

In scena, anche testi dalle multiple sonorità che spaziano dai rarefatti versi de “L’après-midi d’un faune”, manifesto del simbolismo del poeta Stéphane Mallarmé a cui s’ispirò la composizione di Debussy, ai ricordi autobiografici di Bronislava Nijinska, sorella di Vaslav, recitati per l’occasione dall’attrice Vanessa Gravina.

Risale invece al 1912 la prima storica collaborazione tra Sergei Diaghilev e Maurice Ravel: il musicista francese compose per l’impresario russo la musica del balletto “Daphnis et Chloé”, tra i cavalli di battaglia dei Ballets Russes. Anni dopo, fu Ida Rubenstein, famosa danzatrice, già interprete per i Balletti Russi, a chiedere a Maurice Ravel di comporre una musica per una “danza spagnola”.

Il balletto, il celeberrimo “Boléro”, con le coreografie di Bronislava Nijinska, debuttò all’Opéra di Parigi nel 1928: ambientato in una taverna andalusa, vedeva come protagonista la stessa Rubinstein che, danzando su un tavolo, suscitava l’ebbrezza dei gitani attorno a lei in un crescendo di ritmo e sensualità. Da allora, moltissimi coreografi si sono cimentati con la partitura di Ravel: una delle versioni coreografiche più riuscite, rappresentata sui palcoscenici di tutto il mondo, è quella creata nel 1961 da Maurice Béjart per il Ballet du XXème Siècle. Al Teatro Romano di Ostia Antica, assistiamo ad un nuovo “Boléro” a firma di uno dei più brillanti coreografi italiani, Giuliano Peparini, già primo ballerino del Ballet de Marseille e storico collaboratore di Roland Petit, nonché coreografo per le più importanti compagnie di danza, in Francia, Russia, Giappone e Italia.

Gran finale con l’estratto da “Mediterranea” di Mauro Bigonzetti, balletto italiano tra i più rappresentati e richiesti nel mondo, interpretato in questa occasione dai danzatori della Compagnia Daniele Cipriani e del Teatro Nazionale Croato di Spalato. Una vera circumnavigazione del Mediterraneo, attraverso la musica delle culture che vi si affacciano e che fanno viaggiare lo spettatore nello spazio e nel tempo.

Tra momenti di insieme alternati a passi a due, il balletto mette in risalto forza giovanile e bellezza, energia e velocità. Il grande affresco Mediterraneo si chiude in un abbraccio finale tra i danzatori, simbolo di unione tra le diverse culture che animano questo Mare Nostrum. Per uno strano caso del destino, Serghei Diaghilev, che si era rifiutato a lungo di viaggiare in mare dopo che una cartomante aveva predetto la sua dipartita ‘in acqua’, si spense a Venezia, il 19 Agosto del 1929, e fu sepolto nel cimitero monumentale dell’isola di San Michele. La compagnia dei Balletti Russes si sciolse subito dopo, ma il suo lavoro continuò a vivere per decenni, fruttuoso, moderno e rivoluzionario, in tutto il mondo. Un ‘viaggio’ lungo 110 anni, quello dei Ballets Russes, ancora oggi oggetto di studi e fonte di nuove scoperte: una nave ancora in movimento, che danza per sempre tra la storia, il presente e il futuro.

LF Magazine

Foto: Massimo Danza